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Nella teoria politica degli ultimi decenni si sono confrontate due visioni antitetiche della democrazia: da un lato la visione realistica, d’impronta schumpeteriana, dove il ruolo dell’opinione pubblica si limita alla scelta delle élites governanti; dall’altro la visione deliberativa, rappresentata da studiosi come Jürgen Habermas e Iris Marion Young, che insiste sul ruolo della sfera pubblica come luogo del confronto argomentativo e come “rimedio” rispetto alla crisi e al logoramento delle istituzioni tradizionali della democrazia rappresentativa. Il paradosso, però, è che proprio mentre sul piano della teoria le visioni “deliberative” acquistano maggiore autorevolezza, sul terreno dei processi reali la sostanza discorsiva della democrazia subisce da molto tempo un processo di riduzione e di impoverimento. E si anuncia l’orizzonte poco rassicurante di una società “post-democratica” dove la sfera pubblica è colonizzata da pochi attori dominanti e dove le opzioni e il conflitto politico sono neutralizzati a favore del discorso “scientifico” e “oggettivo” di una teoria economica neoliberale che cerca di imporre scelte politiche e sociali nascondendosi dietro la maschera neutrale della scienza.
Riferimenti Bibliografici
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
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