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La robotica sociale tende a conformare la propria descrizione teorica delle emozioni ai quadri classici – tuttora dominanti – della psicologia e della filosofia della mente, i quali definiscono i processi emozionali come fenomeni interni e privati, la cui dimensione sociale e interattiva è inessenziale e secondaria. Si tratta di un approccio alle emozioni che conduce la robotica sociale ad assegnare alla prima persona il privilegio tradizionalmente accordatole dal solipsismo metodologico. Questo posizionamento produce la divisione della ricerca della robotica sociale in due principali direzioni esplorative: quella che mira a costruire per i robot processi emozionali interni e privati, di carattere fisiologico e/o psicologico; e quella che si concentra sulla dimensione sociale, esterna e pubblica delle emozioni. Tale disgiunzione, tipicamente espressa come opposizione tra l’approccio “interno” e l’approccio “esterno” alla costruzione robotica delle emozioni, è supportata da un’altra dicotomia. Si tratta dell’alternativa tra emozioni “vere” e “false”. Le prime sono usualmente associate ai processi emozionali interni e privati, considerati caratteristici di esseri umani e animali. Le emozioni “finte” sono invece assimilate alle manifestazioni affettive puramente “esterne” implementate nei robot, riconosciute come mere “simulazioni” di emozioni perché non si appoggiano su processi o stati emozionali interni. Nell’ambito della robotica sociale si tende a ritenere che, esibendo questo tipo di espressività affettiva, i robot “ingannino” i propri interlocutori umani, ossia li invitino a partecipare a scambi emozionali (benignamente) inautentici. Il carattere meramente fittizio delle emozioni dei robot attuali è uno dei problemi a cui l’approccio interno alla modellizzazione robotica dei processi emozionali cerca di trovare soluzione. Si tratta in particolare del dibattito inerente ai progetti “assistivi” della robotica sociale, dedicati alla costruzione di robot “emozionali” o “empatici” atti al supporto e all’assistenza di individui vulnerabili – in primo luogo bambini con bisogni speciali, anziani in perdita di autonomia e persone ospedalizzate. […]
Se ufficialmente e in linea di principio la robotica sociale separa aspetti interni e aspetti esterni delle emozioni, strutturando una dicotomia tra emozioni genuine e ingannatrici, al livello della creazione artificiale dei processi emozionali gli specialisti riconoscono l’impossibilità di separarne la dimensione esterna da quella interna. Si tratta di un approccio relazionale alla caratterizzazione teorica delle emozioni che individua nello scambio affettivo basato sull’espressione emozionale un meccanismo di coordinazione interindividuale e di mutua determinazione delle inclinazioni all’azione. L’ipotesi centrale è che quanto comunemente chiamiamo “emozioni” siano momenti salienti, o punti di equilibrio, in un processo continuo di coordinazione. Da questo punto di vista le emozioni vanno pensate come opere comuni, risultanti da interazioni, più che come eventi interni e privati. Quando emozioni ed empatia artificiali sono considerate parte di un meccanismo di coordinazione, diventano qualcosa di molto diverso da surrogati ingannatori. Divengono l’occasione di una possibile coevoluzione con nuovi partner sociali, suscettibili di essere integrati nel tessuto delle nostre interrelazioni. La tesi della coordinazione affettiva riconfigura così il problema, riconducendolo alla questione di stabilire se i robot siano in grado di partecipare a processi d’interazione che, sulla base dell’espressione affettiva, determinano in modo interdipendente le inclinazioni all’azione degli agenti.
(P. Dumouchel e L. Damiano, Vivere con i robot. Saggio sull’empatia artificiale, Milano, Raffaello Cortina, 2019, p. 25-28)*
La conferenza si inserisce tra le iniziative del festival Modena Smart Life 2019, in programma dal 27 al 29 settembre 2019, organizzato dal Comune di Modena insieme a Unimore, Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e Fondazione San Carlo.
(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)
Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.