Guerra e pace sono da sempre le condizioni esistenziali delle società umane, caratterizzate da una continua alternanza tra stati di quiete e stati di conflitto, nonostante sia solo la pace a permettere la prosperità individuale e collettiva. Pur essendo condizioni eminentemente sociali e politiche, guerra e pace riguardano anche la dimensione antropologica, religiosa e psicologica dell’umano: fin da Platone, per esempio, è evidente il nesso tra ordine (cioè benessere) dell’anima e ordine della città, così come, fin da Tucidide, è evidente il rapporto tra il «fondo» antropologico della violenza e le pratiche di guerra, la cui tragica efficacia è progredita di pari passo con lo sviluppo della tecnica. Per questo motivo la figura dello straniero – e dell’Altro – è sempre stata sottoposta alla domanda sulla tolleranza e sull’intolleranza, sull’amicizia e sull’inimicizia, con esiti concreti spesso drammatici a livello sociale che hanno reso evidente l’incapacità politica di limitare il ricorso alla violenza e ai meccanismi di esclusione. Non può infatti sfuggire che al centro del binomio guerra/pace vi sia la questione filosofica e teologica del male, soprattutto nel suo rapporto con il potere. Di qui le contraddizioni interne alla triangolazione tra guerra, pace e potere. La politica serve infatti per frenare la violenza o per incrementarla? La pace deve essere garantita "dall’alto" (cioè dal potere) o deve svilupparsi "dal basso" (cioè in una prospettiva anarchica)? La natura umana è in sé socievole o aggressiva? Date le condizioni storiche delle società umane, organizzate gerarchicamente, una condizione generale e permanente di pace è da considerarsi possibile o utopistica? E l’uso della forza è legittimo per circoscrivere le aggressioni e le violenze?
Il ciclo di lezioni del Centro Culturale della Fondazione San Carlo vuole affrontare l’interpretazione dei concetti di guerra e pace sia in prospettiva storica, sia in riferimento alla comprensione delle dinamiche sociali, politiche ed economiche del mondo contemporaneo. Nella prima parte dei lavori – svolta attraverso il ciclo di lezioni dell’autunno 2013 – sarà data precedenza, in una prospettiva di lungo periodo, alla discussione dei principali nodi storici e teorici relativi alle diverse concezioni delle idee di guerra e pace, mentre nelle attività programmate per l’inizio del 2014 sarà dato maggiore spazio alle questioni aperte nella vita delle società contemporanee. Non si tratta infatti solo di elaborare e fondare un giudizio morale – peraltro ovvio – sulla guerra e sulla pace, ma di comprendere le trasformazioni e le distinzioni concettuali (per esempio, tra i vari tipi di pacifismo – democratico, giuridico, economico – e la condizione di pace stabilita tra Stati per mezzo di patti giuridicamente vincolanti) e le trasformazioni storiche (per esempio, dalle guerre di eserciti del Settecento alle guerre popolari dell’Ottocento, dalle guerre nazionali del Novecento alle guerre asimmetriche, preventive o umanitarie dell’età contemporanea) verificatesi negli ultimi secoli e che continuano tuttora a svilupparsi.
Il secolo scorso, se da una parte è stato lacerato da conflitti mondiali, da «guerre totali» e genocidi, dall’altra ha visto l’affermarsi di movimenti pacifisti e lotte non violente per il riconoscimento dei diritti umani, la cui salvaguardia è stata affidata a istituzioni sovranazionali (in particolare l’ONU, oggi l’unico attore in grado di giustificare giuridicamente una «guerra giusta» allo scopo di ristabilire una legalità violata) ispirate a principi cosmopolitici e tese alla risoluzione pacifica delle dispute attraverso il disarmo e la gestione sovranazionale della forza legittima. Il terrorismo internazionale e la «guerra al terrore», con cui si è aperto il secolo attuale, hanno però messo in discussione le tradizionali concezioni della guerra e sollevato la questione della legittimità delle azioni militari in situazioni sociali e politiche nelle quali i confini tra guerra e pace non sono chiaramente stabiliti, soprattutto considerando che all’interno dello spazio globale sono diventati mobili i confini (religiosi, economici, identitari, culturali) ed è diventato sempre più problematico conciliare la tutela internazionale della pace con la salvaguardia dell’autonomia degli Stati. Alla luce di queste profonde trasformazioni del binomio guerra/pace, tuttora in atto, sembra dunque necessario riflettere su come gli Stati, sorti in età moderna per neutralizzare le guerre civili di religione e creare le condizioni per una «regolazione» della guerra attraverso il monopolio della sovranità, si trovino ancor oggi a mediare tra la sicurezza e la libertà, tra la legge e la decisione, tra il nazionalismo e il cosmopolitismo, tra la guerra e la pace.
Riepilogo
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Informazioni e contatti | La partecipazione è libera. A richiesta si rilasciano attestati di partecipazione. Il ciclo di lezioni gode dell'accredito ministeriale per la formazione del personale della scuola (DM 18 luglio 2005). Le lezioni si tengono presso la Fondazione Collegio San Carlo, via San Carlo 5, Modena, tel. 059.421240, fax 059.421260, cc@fondazionesancarlo.it. Le conferenze del ciclo Guerra e pace saranno trasmesse in diretta web sul sito: www.fondazionesancarlo.it |