Massimo Firpo prende spunto dalla biografia di Vittore Soranzo, succeduto al Bembo come vescovo della diocesi di Bergamo, per delineare un quadro preciso e documentato delle turbolenze che attraversarono l'Italia religiosa nel Cinquecento. La figura di Soranzo non è di alta levatura e spessore, come quelle dei suoi contemporanei Ochino, Valdes, Contarini, Reginald Pole, Carafa, Carnesecchi e lo stesso Bembo. Tuttavia, attraverso la personalità di questo patrizio veneziano, vissuto in povertà durante la gioventù, l'autore delinea un nitido ed esauriente quadro di quel travagliato periodo. Il Soranzo entra nelle grazie del Bembo in virtù di una sua propensione agli studi umanistici e da questo viene posto sotto la guida di Trifon Gabriele. Benché ottenga più di una volta gli elogi del suo protettore, niente rimane però di lui come autore letterario. Sempre grazie all'interessamento del Bembo ottiene un posto a Roma come cameriere del Papa, ma è comunque costretto a ritornare a Venezia non potendo più far fronte ai suoi creditori. Dopo la concessione del cappello cardinalizio al Bembo che non cessa mai di aiutarlo, si trova a Roma ancora una volta cameriere del Papa ed ha l'opportunità di incontrare vecchi compagni di studi. Inizia ad interessarsi di studi teologici, nei quali non ha alcuna preparazione, lasciandosi influenzare dalle predicazioni e dai discorsi di coloro che combattevano per una chiesa rinnovata e spirituale ed in modo particolare dalle parole e dagli scritti di Juan de Valdes, che conobbe personalmente durante un suo soggiorno a Napoli. Questa influenza, che travalica l'ortodossia della Chiesa, caratterizzerà la sua azione pastorale. Una volta diventato vescovo di Bergamo, o per invidia o per guerra di potere, finisce nelle maglie dell'Inquisizione, sfuggendo però ad una sicura condanna grazie al perdono concessogli da papa Giulio III: viene così reintegrato nella sua sede pastorale. Ma, in seguito, papa Carafa lo esclude definitivamente dal suo ministero nel 1558: Soranzo viene condannato come eretico e diffusore di eresia. Muore il giorno dopo l'emissione della condanna. In estrema sintesi, queste sono le principali tappe della vita del Soranzo, sulla quale si innesta il grande dibattito pre- e post-conciliare, la corruzione di grandi strati della Chiesa, le guerre interne per il potere, le accuse e le delazioni all'Inquisizione che con mano durissima soffocava e reprimeva qualsiasi tesi non conforme ai precetti tridentini. Con questa ricerca, Firpo mira a riproporre l'antica questione della mancata Riforma in Italia, anche attraverso una riflessione sul ruolo dell'Inquisizione.