Con un articolo denso di acute riflessioni e provocazioni l’autore intende ricordare i cinquant’anni della morte di Dietrich Bonhoeffer. In tale occasione, oltre che rievocarne la figura, è necessario riprenderne i temi principali, quelli sviluppati nelle sue lettere, raccolte nel volume Resistenza e resa (Milano, Bompiani, 1989). Allora la provocazione iniziale dell’articolo – “il problema cruciale non è il rinnovamento del catalogo dei peccati, ma la ripresa di una riflessione teologica” – diventa motivo di una riflessione su parole chiave quali redenzione, salvezza, esistenza di Dio. Lo si può fare proprio ora, perché l’umanità è divenuta “adulta”, ha imparato a fare a meno di Dio, ma al tempo stesso ne sente la nostalgia e lo invoca, anche se in forme spesso troppo semplificate o superstiziose. Rusconi sostiene che un approccio corretto alla lezione di Bonhoeffer deve tenere presente la condizione nella quale è stata ideata (il carcere nazista). Tuttavia il suo forte richiamo ad una Chiesa che deve porsi “in mezzo al villaggio” per interrogarsi e per interrogare non deve essere dimenticato una volta terminata l’epoca delle celebrazioni. La Chiesa, infatti, non può accontentarsi di un ruolo di solida istituzione di buona condotta e deve rinsaldare quel nesso vitale tra discorso teologico e discorso etico: come mettersi in contatto con un mondo non più religioso (“Cristo, il Signore anche dei non religiosi”). D’altro canto la cultura laica deve accettare un confronto serio sulle grandi domande e intendere la secolarizzazione come il modo per diventare adulti. Questo confronto, ricorda Rusconi, era invece presente, ad esempio, nella scuola di Francoforte (cfr. Arrigo Levi, Le due fedi, il Mulino 6/94). Gli scritti di Adorno e compagni, “una teologia occulta”, hanno molti temi in comune con quelli sviluppati da Bonhoeffer. Dove possono incontrarsi oggi il credente e il non credente? Nel prendere sul serio il postulato dell’autonomia razionale dell’uomo nella spiegazione del mondo fisico e morale e quindi nel suo comportamento etico e politico. Su questo terreno il cristiano e il laico appaiono uguali: l’uno e l’altro sono soli nella costruzione del mondo individuale e collettivo. Quello che per l’uno è la gratuità imperscrutabile dell’incontro con un Dio che non pretende di risolvere nulla, per l’altro è la contingenza assoluta con cui deve fare i conti il mondo: questa è l’età adulta dell’uomo.