Muta il senso dei rapporti tra le persone, spezza vincoli e patti, delude aspettative, rinnega appartenenze. E, per sua natura, è relazionale perché presuppone il rapporto con l’altro – individui, gruppi, istituzioni, patrie, stati – e nasce dalla condivisione di un segreto, di un ideale, di un’appartenenza, di un fine. Il tradimento – spiega Gabriella Turnaturi – non può esistere dove non vi siano già relazioni o interazioni di fiducia consapevoli e reciprocamente accettate. E’ un’esperienza che fa parte del processo di socializzazione e dei percorsi di crescita attraverso i quali si comprende di essere esposti non solo al rischio di esser traditi, ma anche alla possibilità di diventare traditori. Ogni epoca e ogni società producono forme particolari di tradimento e valutazioni morali e sociali differenti. Usato fino all’affermazione dello stato moderno come mezzo per risolvere questioni pubbliche e personali, il tradimento pubblico si intrecciava con quello privato, apparteneva all’ambito politico e ai rapporti interpersonali, come testimoniano le vicende narrate da Shakespeare e dal teatro elisabettiano. Considerato da Machiavelli – nel Principe e nei Discorsi – un mezzo legittimo per ottenere e conservare il potere (e soprattutto un modo innovativo per gestirlo), il tradimento entra a pieno titolo in una cultura barocca della soggettività moderna che considera anche l’inganno e l’artificio necessari all’affermazione dell’individualità. Nel mondo moderno l’infedeltà pubblica perde ogni carattere personale e viene punita severamente come reato contro le istituzioni (è l’unico crimine menzionato nella costituzione degli Stati Uniti e l’oggetto della più importante legge inglese sull’ordine pubblico); tradire o essere traditi diviene così una faccenda sempre più privata che riguarda l’intersoggettività, mentre il tradimento politico diviene solo pubblico e non ha quasi più implicazioni personali o morali. Con il moltiplicarsi delle appartenenze si moltiplicano per ogni individuo le possibilità e le ragioni per tradire. La pluriappartenenza e le conseguenti lealtà plurime non sono solo esperienza comune, ma segnano anche il modo di rapportarsi alle istituzioni. Sono così messe in discussione anche quelle lealtà e fedeltà date per scontate, come quella verso il proprio paese. Diviene quindi più difficile comprendere cosa e chi si tradisce: il concetto stesso di tradimento perde di senso almeno in termini di sanzioni penali e giudizi morali.