Quale sia la natura del giudeo-ellenismo è tema che ancora necessita di approfondimenti. Ogni applicazione di confini geografici, cronologici, tematici, rischia di generare forzature interpretative a scapito dell’integrità del valore di un contesto culturale e religioso ibridato, dunque condannato a una grande fragilità. Occorre infatti fare i conti con una frammentazione geopolitica che difficilmente si presta a una ricostruzione omogenea che renderebbe necessaria una differenziazione tra Palestina, Egitto e Mesopotamia, aree inevitabilmente condizionate da substrati culturali preesistenti molto variabili. L’unico elemento comune nell’atteggiamento verso il mondo greco è la considerazione di un senso di estraneità, che condusse alla dedicazione di un trattato talmudico al problema della ‘avodah zarah, il culto straniero. Da una parte dunque appare evidente la persistenza di una fede e di una tradizione religiosa immutate, dall’altra si assiste all’assimilazione di un sistema estraneo, linguistico e culturale, in maniera funzionale alla propria professione di fede. La letteratura greca, così come il sistema categoriale della tradizione filosofica, vengono destrutturati e reimpiegati come forme cangianti, come strumenti di legittimazione di una verità ulteriore, più alta. Ci si trova dunque di fronte a uno scenario culturale non riconducibile a modelli omogenei, a definizioni concettuali nitide, il cui studio implica una grande capacità critica e di selezione delle fonti. Le chiavi interpretative da applicare al tema dello scambio e dello scontro tra sistemi sociali, religiosi e di pensiero sono difficilmente riconducibili a un unico fenomeno e necessitano della compenetrazione tra prospettive. Se fino a oggi da una parte abbiamo avuto casi di analisi del fenomeno giudeo-ellenistico da un punto di vista storico-religioso, dall’altra abbiamo avuto riflessioni ancorate soltanto alla dimensione sociale – da un punto di vista istituzionale – e normativa. È il caso, da una parte, degli studi di Arnaldo Momigliano, di Paolo Sacchi, di Jacob Neusner, che pure riconoscono la necessità del travalicamento delle categorie e dell’ibridazione delle prospettive; dall’altra, delle conclusioni proposte da Edouard Will e Claude Orrieux (Ioudaïsmos-Hellènismos. Essai sur le judaïsme judéen à l’époque hellénistique), che riconducono la tensione principale interna al sistema giudeo-ellenistico al conflitto tra rigorismo scritturale del giudaismo ortopratico ed ermeneutica giuridica della giurisprudenza orale, fortemente influenzata dai sistemi di pensiero della tradizione greca. Il volume di Francesca Calabi individua il problema che persiste nei secoli di sviluppo del modello giudeo-ellenistico e riconosce nel problema dell’interpretazione il vero discrimine rispetto allo scenario intellettuale coevo. Interpretazione della realtà e interpretazione scritturale: a partire infatti dal problema della traduzione linguistica e concettuale, Calabi propone un percorso accuratamente costruito attraverso le tappe fondamentali del pensiero e della produzione, molto complessa, non di rado ambigua. Muovendo i passi dalle prime testimonianze, Calabi passa poi ad analizzare il pensiero fondamentale di Filone, il più importante luogo di individuazione delle prospettive di analisi feconde. Analisi molto accurate sono poi condotte sulla tradizione sapienziale, maccabaica, apocalittica, sulla letteratura apologetica e parenetica, per poi giungere, al termine di una riflessione sul ruolo dell’esegesi che si dipana nel corso dell’intero volume, a una problematizzazione storicizzata delle figure di Gesù e Paolo. L’ultimo capitolo, incentrato proprio sulla storiografia e la riscrittura dei testi biblici, individua con rara sensibilità scientifica il problema della canonizzazione delle fonti e della loro tradizione intellettualizzata, riconoscendo un’ulteriore concausa della difficoltà di trattazione del giudeo-ellenismo. Il volume di Calabi riesce a includere tutto questo in un sistema di riflessione ordinato e coerente, che con grande capacità critica mantiene un forte equilibrio ermeneutico, facendo interagire sensibilità religiosa di discendenza yahwhista e categorie interpretative della realtà di matrice filosofica greca. Restano da esplorare moltissime aree ancora in ombra del giudeo-ellenismo, ma il volume certamente ne individua la trama portante e ne fissa le forme sfuggenti, costituendo così un fondamentale punto di partenza per lo studio dell’argomento.