Socrate


Il libro si presenta come uno studio storico-filosofico sulla vita e sulla filosofia di Socrate, ma è anche illuminante per comprendere a fondo il pensiero dello stesso Patocka e la sua domanda fondamentale: se il conflitto di Socrate sia un conflitto determinato da una specifica situazione storica, o se si tratti invece di uno scontro irriducibile ed eterno. Dopo aver passato in rassegna la storia degli effetti del socratismo (in particolare il Socrate di Hegel, Kierkegaard e Nietzsche) e i presupposti culturali di Socrate, quali la tragedia attica e il movimento sofistico, l’autore propone la propria lettura dell’”evento Socrate” come risveglio della problematicità. L’idea socratica del non-sapere assume per Patocka il significato di una presa di coscienza della finitezza dell’uomo, che, fonte di umiltà intellettuale, equivale ad abbattere la tracotanza dell’uomo naturale. La presa di coscienza della propria finitezza costituisce, quindi, il punto di partenza della cura della propria anima. L’anima è infatti il luogo della domanda sul senso, su ciò che è buono per l’uomo, così che la cura dell’anima equivale alla domanda stessa su questo senso; il senso del domandare è quel non-sapere socratico, quella forma di “risveglio” che, servendosi della dialettica confutatoria e dell’ironia, si contrappone alla sicurezza ingenua dell’uomo non risvegliato moralmente. La cura dell’anima si concretizza nel progetto di vita di un rapporto con il Bene che è contemporaneamente rapporto con se stessi, con gli altri e con il divino attraverso la forma dell’umiltà e delle diverse virtù: essa costituisce così l’idea centrale del socratismo e della riforma morale da cui si è sviluppata tutta la filosofia successiva che si è presentata come esortazione alla vita consapevole. Anche la vera felicità, che non consiste nel piacere immediato ma in quel processo di trasformazione interiore in cui l’anima si unifica e si concentra e raggiunge la sua arete, è il risultato di un processo morale, come esistenza in prossimità del bene, come conseguenza della virtù. Per questo all’uomo nobile non può accadere nulla di male e l’essere presunto dell’uomo naturale è soltanto errore, uno sbaglio involontario. In questo senso, inoltre, il non sapere, la domanda, la problematicità, la cura dell’anima, la virtù e la felicità rappresentano i vari momenti di un unico processo morale che rende perfettamente l’essenza del filosofare socratico e che ne fa una concezione filosofica compiuta. Solo il “demone” con cui Patocka conclude il suo saggio, in quanto non rappresenta solo la coscienza morale ma anche la partecipazione di fede dell’uomo al divino, porta con sé quel residuo di irrazionalità per cui rimane ignoto in sede filosofica.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1999
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Milano
Pagine 484
Editore