La riflessione di René Girard è caratterizzata dalla sua teoria della società e della violenza, la cui origine è da cercare nel concetto di desiderio mimetico: ciascun individuo è portato a desiderare le stesse cose che desidera l’altro, o più semplicemente di essere l’altro. Questo meccanismo innesca, nei gruppi umani, una crisi caratterizzata da una progressiva indifferenziazione e da una violenza generalizzata che sfocia nel sacrificio di uno o di una minoranza, che fungono da capro espiatorio. E’ con questa chiave di lettura che l’autore si accosta al teatro di Shakespeare che, come già i miti greci, appare dominato dal desiderio mimetico ed i cui personaggi sembrano perennemente in preda a quei sentimenti che più ne sono espressione: invidia, gelosia, ira. Infatti, analizzando alcune opere considerate emblematiche, Girard ci porta a riconoscere le fondamentali analogie nel comportamento dei diversi personaggi. In questo senso non vi è alcuna differenza tra l’atteggiamento di Valentino (I due gentiluomini di Verona) che trasmette all’amico il desiderio per Silvia, senza il quale il suo stesso amore per la ragazza svanirebbe, e quello delle due coppie del Sogno di una notte di mezza estate, le cui pene d’amore paiono causate, più che dagli effetti di un filtro magico, da quelli dell’invidia, che li porta a desiderare di volta in volta il partner dell’amico/rivale. L’analisi della vicenda di Troilo e Cressida mostra altresì come l’amore e la guerra non siano che due facce della stessa medaglia. Elena, causa della guerra di Troia perché desiderata “mimeticamente” da Greci e Troiani, diviene anche causa dell’amore sventurato tra i due protagonisti: Troilo si innamora di Cressida perché la crede superiore ad Elena stessa e Cressida di Troilo perché convinta che Elena lo desideri. La violenza, simbolica o reale, di tutti contro uno, appare in ogni dramma come la soluzione ineluttabile alla violenza collettiva; ma in realtà essa approda solo ad una riconciliazione effimera: l’omicidio di Cesare non porta alla salvezza della Repubblica, ma solo nuova violenza. E’ soltanto nel finale del Racconto d’inverno che Shakespeare sembra trovare un’alternativa: Leonte, che crede di avere ucciso la moglie per gelosia, riconosce nel desiderio mimetico la causa dei suoi mali e si pente, aprendo così la strada al lieto fine. Come per il drammaturgo inglese, anche per Girard l’unica vera via per la riconciliazione non è la violenza rituale, ma la rinuncia alla violenza ed al desiderio mimetico che ne è la causa.