Con questo documentato saggio l’autore vuole evidenziare la dimensione politica di un culto che, sviluppatosi nella Francia del XVII secolo, ha conosciuto una grande diffusione proprio per l’immediato collegamento con le istituzioni politiche: la devozione al S. Cuore venne presentata come portatrice di un inscindibile nesso tra potenziamento del potere monarchico e attribuzione alla chiesa della funzione legittimante della sovranità politica. Ben presto all’interno del mondo cattolico si delineò uno scontro radicale sul valore da attribuirgli, perché da un lato lo si riteneva un culto superstizioso e da un altro una manifestazione di ossequio religioso alla sovranità di Cristo che passava dal piano simbolico a quello politico, risolvendosi in un consolidamento del potere civile. L’adesione popolare alla devozione, vista in primo luogo come alimento dell’obbedienza ai valori divini, rappresentava il terreno di resistenza a quella cultura illuminata che la pubblicistica cattolica individuava ormai come la causa fondamentale della Rivoluzione, che disgregava l’autorità della Chiesa e dunque i fondamenti del consorzio civile. La connotazione reazionaria del culto del S. Cuore – che ebbe tra i suoi episodi culminanti la guerra di Vandea – fu il risultato di un processo storico innescato appunto dall’avvento della Rivoluzione.
A partire dal pontificato di Pio IX la devozione al S. Cuore si legò all’affermazione del regno sociale di Cristo. Questa regalità sociale consentì di far uscire le posizioni più intransigenti da una concezione escatologica caratterizzata da una attesa passiva per sostituirla con un attivo impegno politico per la costruzione di una società cristiana, uniformata ai valori della carità, della solidarietà e della fratel-lanza. Leone XIII, sensibile al valore della devozione al S. Cuore, diede ulteriore vigore al rapporto tra instaurazione del regno sociale di Cristo e devozione eucaristica. L’obiettivo di quegli anni era cercare di ottenere, da parte degli ordinamenti politici senza distinzione, quel riconoscimento dei diritti di Dio che portava alla costruzione di un ordinamento sottoposto alla sovranità di Cristo e che favorisse la costruzione di una maggiore giustizia nei rapporti collettivi. L’intronizzazione del S. Cuore nelle famiglie, cui diede impulso Benedetto XV, approfondiva la complessiva dimensione sociale del culto: operando nelle famiglie si poteva dare una capillare attuazione a quella volontà di consacrazione del genere umano che realizzava la sovranità sul mondo di Cristo o della sua chiesa come risposta cattolica ai processi di secolarizzazione.