Rinnovare la filosofia


In questo nuovo volume Putnam si propone, attraverso la trattazione di alcuni dei temi cardine della filosofia analitica (riferimento, realismo, religione, fondamenti della democrazia), di offrire una “diagnosi della situazione attuale della filosofia nel suo complesso” e di indicare “la direzione a cui dobbiamo guardare per il suo rinnovamento”. Filo conduttore dell’intero libro è il confronto critico con la tendenza di parte della filosofia analitica attuale a credere che solo la scienza sia in grado di descrivere il mondo così come esso è; si tratta del mito di una scienza che permetta lo “sguardo da nessun dove”, una visione superiore ed aprospettica delle cose che non lascia spazio alcuno alla riflessione filosofica. Questo modo di pensare si evidenza nell’entusiasmo di alcuni filosofi per le possibilità esplicative offerte dall’intelligenza artificiale o dalla teoria dell’evoluzione darwiniana, in particolare per quanto riguarda il problema dei rapporti tra linguaggio e mondo. In realtà, sostiene l’autore, la scienza odierna, ed in particolare la fisica, non costituisce affatto una buona base per una metafisica adeguata. Se però la tendenza allo scientismo è vista negativamente da Putnam, egli non può neppure trovarsi in pieno accordo con le posizioni dei filosofi che ad esso si oppongono, cadendo così in forme di relativismo o scetticismo più o meno forti. E’ il caso di filosofi come J. Derrida, N. Goodman e R. Rorty, che in maniere diverse sono giunti a negare la possibilità di una conoscenza delle cose svincolata dal linguaggio. Ciò li porta alla conclusione che appartenere a due comunità diverse significhi appartenere a due paradigmi diversi tra i quali è impossibile una vera comunicazione. La via da seguire è piuttosto, secondo Putnam, quella indicata da L. Wittgenstein e J. Dewey. Il primo, come mostra l’analisi delle sue Lezioni sulla credenza religiosa, rifiuta l’idea che sia possibile uno sguardo aprospettico ed insiste sull’incommensurabilità di discorsi diversi (come ad esempio quello del religioso e quello dell’ateo), ma al tempo stesso afferma l’importanza della fiducia come fondamento dei nostri giochi linguisti, scartando dunque la via dello scetticismo. Il secondo, nella sua filosofia della politica, sostiene che una giustificazione della superiorità della democrazia rispetto alle altre forme di governo non può basarsi su una concezione a priori dell’uomo, in quanto solo l’applicazione della democrazia permette agli esseri umani di prendere piena coscienza delle proprie capacità e dei propri bisogni: la scelta in favore della democrazia può essere sì difesa, ma solo con armi provenienti dall’esperienza.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 1998
Recensito da
Anno recensione 1999
Comune Milano
Pagine 217
Editore