Ragione e passione

Per una critica del liberalismo


Il paradigma attuale della liberaldemocrazia riposa sulla convinzione che, quando i cittadini accettano concordemente i principi del dibattito fra eguali, è possibile persuadere gli altri delle proprie ragioni politiche. Questo modello deliberativo è stato a più riprese criticato per la sua inconsistenza rispetto alla realtà storico-sociale o per le sue aporie teoriche. La critica di Walzer si inserisce in questa tradizione, nel tentativo di emendare il paradigma della razionalità politico-deliberativa, riconoscendo il valore di civiltà dei principi di tolleranza e di libertà attraverso una considerazione realistica dei processi sociali e psicologici che sono al lavoro nelle società pluralistiche. Ciò verso cui intende puntare Walzer, quindi, non è una critica radicale all’insegna di una presunta mistificazione ideologica, di un’alternativa sistemica o storica rispetto alla civiltà occidentale: lo scopo di Walzer è quello di mostrare come i valori di democrazia e di libertà siano meglio serviti se si comprende di agire rispetto ad un contesto storico-sociale nel quale esiste una fortissima dialettica fra le forme di vita non necessariamente improntate all’individualismo liberale o ai processi di razionalità strumentale. Walzer discute la tensione fra ragione e passione e le motivazioni per privilegiare il continente dei luoghi “spontanei” dell’associazione politica e sociale attraverso più ambiti di discorso: dalla pratica comunitaria di matrice religiosa alle lotte e all’organizzazione interna di movimenti e di partiti. Molto pertinente e di attualità è, inoltre, l’indicazione della completa fallacia e della scarsa aderenza storica di una visione della globalizzazione come trasformazione politica e sociale che fa tabula rasa delle appartenenze; al contrario, i processi attuali certamente modificano e decontestualizzano le tradizioni ma è del tutto improbabile immaginare che non si ripropongano vincoli sociali e legami psicologici, pena un improbabile “uomo nuovo” senza passato e senza umanità: «Proviamo a immaginare che cosa succederebbe se le persone formassero associazioni spontanee ognuna con caratteristiche proprie, diverse da quelle di tutte le altre, senza inviare segnali riconoscibili: il mondo sociale sarebbe insopportabile, sarebbe dominato dal senso di precarietà e da una diffidenza senza fine. […] Il senso della pratica andrebbe completamente perduto. Dovremmo ideare altre pratiche per consolidare le aspettative sociali e le responsabilità individuali. La libera scelta può funzionare soltanto entro i limiti dell’offerta culturale» (pp.20-21).

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2001
Recensito da
Anno recensione 2001
Comune Milano
Pagine 90
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