L’indagine che Lina Bolzoni conduce sui complessi rapporti intrattenuti fra Quattrocento e Cinquecento dalla poesia (parola, scrittura) con il ritratto (immagine, arte) si configura come una sorta di “tavolo da lavoro”, vale a dire come un insieme di concetti e nozioni che costituiscono e forniscono i materiali necessari a orientarsi in questo settore di ricerca. Questi preziosi dati si suddividono in un’accurata introduzione che traccia le fondamentali linee-guida tematiche, un corposo apparato di testi e di autori presentati, parafrasati e commentati, una galleria di immagini e opere di riferimento e di esempio e, infine, un’articolata bibliografia che suggerisce come approfondire ulteriormente gli innumerevoli spunti esposti. Partendo dal Canzoniere di Petrarca per approdare a La Galeria di Gianbattista Marino, la competizione-collaborazione (rivalità-complicità) tra la poesia e il ritratto elabora e dispiega il proprio repertorio di topoi in differenti tipologie di componimenti, i quali descrivono, invocano, elogiano e omaggiano in primo luogo il ritratto dell’amata, che, in quanto sostituto dell’oggetto di amore e di desiderio, è fautore di una vicinanza (visiva) che provoca l’illusione della presenza e, allo stesso tempo, di una lontananza (fisica) che è invece motivo di grande frustrazione; in secondo luogo il ritratto del poeta, spesso dato in dono alla donna e responsabile quindi dell’assoluto asservimento del letterato a colei che diventa contemporaneamente destinataria della sua effigie e padrona del suo cuore in essa trasposto; infine, il ritratto del committente di una data opera d’arte o l’artista esecutore in persona, la celebrazione dei quali riproduce modelli enunciativi antichi in contesti elogiativi ed encomiastici “moderni” al fine di evidenziare e lodare il valore e il ruolo dell’opera d’arte (e del componimento poetico soprattutto) come custode della memoria e vincitore sulle barriere temporali e sulla caducità materiale. Tra tutte le componenti del dialogo fra poesia e ritratto (la donna amata, il poeta, l’artista, il committente dell’opera e anche il suo osservatore-lettore) si instaura una sorta di «circolo magico»: un circuito di messaggi, ricco di allusioni e sottintesi, e un complesso sistema di segni, di metafore, di didascalie e versi nei quadri e di “consigli” e indicazioni al pittore nei sonetti. Ed è qui che si svolge il cruciale paragone tra la poesia e la pittura, legato al «potere di svelamento e di comunicazione» delle loro capacità espressive e giocato sul difficile compito di rappresentare l’interiorità del soggetto, «i segreti dell’anima» e gli «affetti e pensieri chiusi» in essa, e produrre contemporaneamente un effetto di trasparenza e di rispecchiamento tra immagine e parola.