Nella descrizione delle tecniche usate dai predicatori del Medioevo ricorrono con frequenza parole e immagini tratte dal mondo della pesca, sottolineando in questo modo la necessità di attirare il pubblico, di essere graditi alle persone e di adattarsi alle esigenze degli uditori: per questo motivo i predicatori medievali possono essere definiti pescatori di uomini. L’autrice evidenzia l’avvenuto passaggio dallo stile dell’omiletica antica – essenzialmente un’esegesi scritturale – a quella moderna, non più in totale funzione delle Scritture: da esse il predicatore ricavava il tema di partenza sul quale costruiva poi un discorso autonomo, utilizzando parole e immagini della vita quotidiana. Il volume approfondisce in particolare l’attività di Bernardino da Feltre (1439-1494), attivissimo – come i contemporanei Giacomo della Marca, Giovanni da Capestrano e il predecessore Bernardino da Siena – nel sostenere un modello di società cristiana dai comportamenti virtuosi e solidaristici. La predicazione era una costante nella storia del cristianesimo, ma un passaggio fondamentale avviene nel XIII secolo grazie a san Francesco, che fece delle parole e dei gesti ad esse intimamente connessi uno strumento per segnare la realtà e per realizzare una straordinaria opera di educazione di massa. Con il passare dei decenni la predicazione si specializzò in relazione al censo, all’istruzione e al sesso dell’uditorio, sempre facendo ricorso ad un linguaggio accessibile, puntando su quelle emozioni forti (paura, orrore, sgomento) che erano richieste dallo stesso pubblico. Ricorrente fu l’utilizzo di un vocabolario proprio del mondo degli affari e degli scambi, che sottolineava come la Chiesa fosse da considerare la principale operatrice dello scambio tra le miserie terrene e le ricchezze ultraterrene. Un tale linguaggio era funzionale alla consistente opera di sensibilizzazione in favore dei Monti di Pietà, che apportavano una differenziazione dei servizi cittadini nel settore bancario dominato dai banchi ebraici. In questo senso non si può negare la stretta connessione tra aggressività antiebraica e campagne a favore di un credito solidaristico di tipo cristiano, oltre al progetto, sostenuto dai francescani (ai quali appartenevano i principali predicatori), di realizzare un modello di società dove non trovasse spazio una diversità religiosa, sociale ed economica. La predicazione si presentava quindi come un forte strumento volto a plasmare i comportamenti individuali e collettivi e per questo motivo le autorità cittadine vi fecero ampiamente ricorso.