Parole per le immagini. L'arte rinascimentale e la critica


Presentato da Baxandall come una raccolta di «singoli studi dedicati a un esempio ben scelto ed eloquente, tra i quali il lettore potrà ritagliare il proprio percorso», questo libro non si prefigge una sintesi sistematica ed esauriente del tema "le parole per l’arte", bensì vuole offrire spunti di riflessione e indicazioni di metodo per l’indagine di un tema complesso e inesauribile come quello della critica d’arte e, più in generale, del rapporto tra immagine pittorica ed espressione verbale. Così facendo, esso finisce per costituire una sorta di album di memorie dell’Autore: ogni capitolo rimanda a uno dei temi fondamentali del pensiero dello studioso e nel suo complesso questa raccolta di saggi può essere letta e interpretata sia come chiave di lettura di un’opera, sia come il prodotto derivato da una ricerca molto più ampia e approfondita. Continuità e coerenza si ritrovano non solo nel ripetersi delle fonti e degli autori analizzati, ma in precise affermazioni di metodo che svelano, tra l’altro, l’appartenenza di Baxandall alla scuola warburghiana. In primo luogo, l’individuazione degli elementi dominanti della critica d’arte in Italia tra il 1435 e il 1510 parte dal presupposto che la comprensione di questa civiltà debba iniziare dall’analisi dei suoi topoi, ovvero di quei «luoghi comuni dell’invenzione» di derivazione classica tanto versatili e tanto socialmente condivisi da costituire il repertorio indispensabile e ricorrente su cui si basavano la descrizione e la valutazione delle opere d’arte. In secondo luogo, l’analisi del De pictura di Alberti vuole dimostrare il principio secondo cui «localizzare le fonti non equivale a rendere conto delle cause», poiché il «ricorso parziale e idiosincratico» che egli fece al patrimonio umanistico di idee e concetti di origine antica dimostra come la sua opera non fosse solo il prodotto di una congiuntura culturale, ma della sua forma mentis e della sua inclinazione a imporre un ordine sistematico alla pittura e a far uso di una metaforicità flessibile «che vede le cose come simboli» e il mondo pieno di immagini. In terzo luogo, l’importanza del De inventione dialectica di Agricola risiede nel suo essere non solo il documento metodologico di un influente stile di pensiero quattrocentesco, ma anche il suo strumento di diffusione e, grazie alla «forza costruttiva del complesso organizzato di termini e distinzioni» di cui si avvale, il mezzo decisivo per la formazione degli intellettuali del XVI secolo. Infine la lettura del De Laocoontis statua di Sadoleto come la «rappresentazione di uno stato d’animo risultante dalla contemplazione della scultura», e non la mera descrizione della scultura stessa, parte dal presupposto che la rappresentazione verbale è una rappresentazione del pensiero e il linguaggio è il sedimento di esperienze e riflessioni individuali.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2010
Recensito da
Anno recensione 2010
ISBN 9788833919607
Comune Torino
Pagine 210
Editore