Natura umana


L'Autore affronta il tema in esame ritagliando un'attenzione particolare alla sua rilevanza per la filosofia politica: non vi è infatti alcun pensiero politico, antico o moderno, che non si riferisca, direttamente o indirettamente, alla "natura umana". «Come afferma A. Gehlen, il fatto che l'uomo si concepisca come creatura di Dio oppure come scimmia ‘arrivata' implica una netta differenza nel suo atteggiamento verso i fatti della realtà; nei due casi si obbedirà a imperativi in sé diversissimi» (p. 8). Proprio per la particolare spendibilità dell'idea di "natura umana", è quanto mai opportuna una specificazione della sua valenza, che possa almeno fornire in linea generale delle coordinate di riferimento di questo spazio discorsivo. Intento, questo, che Pandolfi soddisfa egregiamente: premesso che "natura umana" sarebbe, specificamente, il nome di un dispositivo concettuale che fa la sua comparsa tra la seconda metà e la fine del XVIII secolo (o, detto altrimenti, tra due testi filosofici fondamentali, quali l'Enquiry Concerning Human Understanding – 1748 – di Hume e la Anthropologie in pragmatischer Hinsicht – 1798 – di Kant), l'Autore considera un arco temporale che prende le mosse dal pensiero classico dell'antichità greco-romana e arriva alle riflessioni sulla biopolitica (di matrice foucaultiana) del pensiero contemporaneo, in cui la "natura umana" viene analizzata attraverso un'analisi storico-concettuale. Con alcune questioni che restano proficuamente aperte: da un lato, il problema circa le conseguenze di ordine normativo sull'agire politico implicate o meno da una determinata concezione filosofica o da una teoria scientifica (o, per dirla con le parole di G. Canguilhem, circa tutti i problemi che concernono la gestione da parte della filosofia politica di una teoria biologica della vita umana); dall'altro lato, tutti i problemi che scaturiscono dalla "mediazione simbolica" con cui la tematica della natura umana è sempre stata affrontata dal pensiero classico così come da quello moderno e contemporaneo. A questa complicazione consegue immediatamente l'idea secondo la quale la "natura umana" non si dia mai come qualcosa di immediato: «Nella filosofia politica antica, l'uomo è al centro di un complesso gioco di selezioni, esclusioni e gerarchizzazioni tra le nature […] che lo abitano e tra gli esseri (dèi, demoni, ibridi, mostri e animali) da cui è circondato. Nel pensiero moderno, la natura (lo stato e il diritto di natura, la natura dei selvaggi e dei primitivi) è un significante utilizzato in senso performativo per produrre o problematizzare la dimensione politica e le parole d'ordine dell'etnocentrismo» (p. 7).

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2006
Recensito da
Anno recensione 2007
Comune Bologna
Pagine 233
Editore