Il denso, articolato volume di Maranini si presenta come un forte esame critico della società moderna e prende l”avvio dal tentativo di verificare le prospettive che si aprono in un quadro di dissoluzione delle forme forti della solidarietà, che erano cementate da una pratica religiosa condivisa. L”indagine procede quindi su un doppio binario nel quale scorrono da un lato le trasformazioni del rapporto con il sacro e dall”altro la progressione dello sviluppo tecnico con i suoi effetti sui codici di appartenenza e sulle relazioni forti. La pervasività dei moderni sistemi di produzione, la traduzione della vita in sequenze atomizzate di razionalità formali hanno causato, sostiene l”autore, la scomparsa delle pratiche rituali e quindi la visibilità dei gruppi come entità non effimere. Questa perdita ha avuto gravi conseguenze: è sempre più difficile essere responsabili, il rapporto con la natura è divenuto l’impossessamento dell”ambiente da parte dell”uomo, il bisogno di memoria e di ricongiungimento con il passato si è andato affievolendo. Una socialità spontanea non è possibile nella società della tecnica che costruisce incontri obbligati e porta alla sospensione della sincerità del gesto e della parola. In tale contesto anche la religione, un tempo festa a cui tutti partecipavano, si rifugia in enclaves delimitate da cornici. Il dominio delle attività tecnico-mercantili si espande fino a ridurre gli spazi dell”etica. La tecnica offre un modello di società vincente, capace di ottenere il consenso non offrendo un modello di “vita buona”, bensì mostrando l”agiatezza e il divertimento. Tale consenso spiega la compostezza di chi accetta di stare dentro la macchina produttiva senza porsi domande sul senso della sua posizione e della comunità che vive attorno ad essa. Contemporaneamente bisogna registrare l”isolamento quasi totale del soggetto nell”atto del consumare quanto ha prodotto: quanto più cresce la ricchezza, tanto più aumentano la separatezza e un tipo di consumo in cui è bandita ogni forma di convivialità. Si sviluppa anche così, sostiene l”autore, l””etica dell”intenzione” in cui non è più il gruppo responsabile dei comportamenti dei suoi membri, ma ciascuno è il solo responsabile dei suoi atti. Paolo Maranini è stato docente di Sociologia e Storia del pensiero sociologico presso le Università di Venezia e Milano. Tra le sue pubblicazioni ricordiamo La società e le cose. Sociologia e ideologia tra Durkheim e Goffman, Istituto Librario Internazionale, 1972.