A distanza di quasi cinque secoli dalla condanna dottrinale e dalla messa al bando – da parte dell’imperatore Carlo V – del monaco agostiniano Martin Lutero, che fu sanzionata dall’editto di Worms del 1521, la Riforma continua a suscitare riflessioni e interrogativi sul terreno storiografico e ci appare sempre più assumere il profilo di una realtà estremamente variegata e complessa. Non è più possibile soffermarsi esclusivamente sulla figura storica del Riformatore sassone trascurando il contesto culturale e religioso e le vicende dell’Università di Wittemberg negli anni di governo del principe elettore Federico il Saggio e dei suoi immediati successori.
L’eredità dell’Umanesimo renano di Agricola e Reuchlin e le istanze erasmiane di rinnovamento dei curricula formativi a livello accademico raggiunsero la remota Sassonia, in primo luogo grazie all’opera inesausta di un giovane grecista – nativo di Bretten e formatosi a Tubinga – Filippo Schwartzerd o, alla latina, Melantone. A partire dal 1518 il traduttore di Terenzio e di Euripide, il maestro di retorica e di dialettica si immerse nello studio delle Epistole di San Paolo e divenne il più fedele alleato di Lutero nella diffusione del rivoluzionario messaggio della giustificazione del peccatore in virtù dei meriti di Cristo e della sola fede. Rettore dell’Università di Wittenberg, ne promosse la trasformazione in senso anti-scolastico, rimanendo nondimeno un convinto assertore della causa della “filosofia” nel senso più vasto ed umanistico del termine. Il suo smisurato sapere lo vide, negli Initia Doctrinae Physicae (1544), cultore di astrologia, di zoologia e di botanica, nonché revisore, traduttore latino e di fatto co-autore della prima grande intrapresa storiografica del genio riformato, la Cronica Carionis. La sua personalità conciliante ed intransigente al tempo stesso e l’assoluta fiducia della corte sassone e dell’amico Lutero ne fecero il protagonista principale di tutti i colloqui di religione della prima metà del secolo.
Heinz Scheible, instancabile editore nei decenni passati dell’imponente Epistolario melantoniano e direttore della “Melanchthon-Forschungstelle” presso l’Accademia delle Scienze di Heidelberg, ci restituisce con questa pubblicazione un’immagine vivida del grande Riformatore a cinquecento anni dalla nascita.