Il volume raccoglie gli atti del Convegno internazionale promosso nel 1996 dallo Studio Teologico Fiorentino (ora Facoltà Teologica dell’Italia Centrale) e dalla Stanford University, nell’ambito delle manifestazioni per il settimo centenario della posa della prima pietra del Duomo di Firenze (1296-1996). Si tratta di un numero speciale della rivista «Vivens homo» decisamente stimolante, caratterizzato da un taglio squisitamente interdisciplinare e ulteriormente arricchito da un vasto inserto iconografico. I materiali sono stati suddivisi in tre parti: spazio sacro come metafora e norma; spazio sacro come interiorità e corporeità; spazio sacro tra culto e cultura. Tra i dieci contibuti riportati, si deve segnalare senz’altro quello del curatore, lo specialista dei rapporti tra teologia e storia dell’arte Timothy Verdon, dal titolo “Il tempo, lo spazio, il sacro: il Duomo di Firenze tra memoria e prolessi”, che spiega il senso dell’intera operazione: cogliere la visione teologica insita negli spazi del sacro quali luoghi della memoria e, insieme, anticipazioni escatologiche (ad esempio, nell’area sacra del capoluogo toscano, il Battistero di San Giovanni è da leggersi come “eterno”, vero e proprio anello di congiunzione col passato, mentre la nuova cattedrale di Santa Maria del Fiore come un’ideale visione della “città futura”). A partire da simili presupposti, l’autore esamina anche il fenomeno del pellegrinaggio cristiano e, in modo particolare, i Giubilei, cioè la realizzazione di una sacralità focalizzata non tanto sul “luogo”, ma sull’utente umano: da qui diventa infatti comprensibile lo spostamento di senso dal “sacro” religioso al “sacro” culturale, ad esempio dalla cattedrale all’università. Significativo anche l’intervento di David Tracy, docente di teologia alla Divinity School dell’Università di Chicago (“Forms and sacred space in the Duomo: a contemporary reflection”), che discute, ricorrendo alle intuizioni di Eliot e Benjamin, sulla storia dell’idea delle forme nella spiritualità dell’Occidente, e quindi sulle manifestazioni del sacro e delle tipologie formali plasmate da tali manifestazioni.
Da citare inoltre almeno il saggio di Dianich su “Luoghi e spostamenti nell’autocoscienza della Chiesa”, l’originale contributo di Campani su “Ierofania e morfologia del sacro nel cinema di Pier Paolo Pasolini” e quello del liturgista Maggiani “Dal sacro rubricizzato al santo celebrato nella riforma liturgica del Concilio Vaticano II”.