Raccogliendo in forma riveduta alcuni dei suoi recenti contributi Garelli fornisce una mappa articolata del paesaggio religioso dell'Italia. Due sono gli elementi di spicco: da un lato il rinnovato ruolo pubblico e la forte visibilità della religione cattolica; dall'altro lato l'appartenenza religiosa che, in un panorama pluralistico, viene vissuta come una preferenza. Il primo elemento viene ormai considerato un "caso" senza paragoni nel mondo occidentale e vede la Chiesa accentuare la sua centralità sul piano dell'etica pubblica, come istituzione-comunità dotata di un proprio stile di azione sociale. A confermare questa affermazione vengono ricordati i grandi raduni degli anni recenti, nuovi miti fondanti per individui alla ricerca di positive ragioni di protagonismo sociale. L'immagine "piazze piene, chiese vuote" viene spesso usata per descrivere l'attuale situazione del rapporto con la religione: anche il nostro paese infatti conosce una pratica religiosa vissuta in modo personale, non perfettamente allineata al magistero, alla ricerca di nuovi spazi di partecipazione personalizzata. Dietro il crescente impegno di movimenti e di singoli vi è la convinzione che la modernità non sia in grado di produrre valori condivisi e che sia compito della Chiesa cattolica proporre la propria visione del mondo. L'appartenenza religiosa sembrava affievolita e attenuato il capitale di riconoscimento delle chiese: la novità della situazione italiana sembra invece rappresentata dal mantenimento dell'identità e dell'appartenenza cattoliche. Proprio il fatto di scoprirsi ormai all'interno di uno scenario pluralistico muove la Chiesa ad assumere una posizione di parte, per risvegliare le coscienze ed evitare lo snaturamento dell'identità della nazione. Il terreno su cui si manifesta la presenza pubblica del cattolicesimo italiano è quello della proposta culturale in merito al tema decisivo delle regole di convivenza. La Chiesa italiana, scrive Garelli, sposta il baricentro della propria azione da una funzione di supplenza e interpretazione sociale a quella più impegnativa (e meno profetica) di un rinnovamento identitario. Rispetto al passato infatti, quando la presenza pubblica della Chiesa assumeva la forma dell'impegno caritativo e solidale, da qualche anno essa ha individuato il nuovo campo di frontiera nella perdita di valore dei grandi sistemi di pensiero, intercettando l'esigenza di rispondere al problema del senso individuale e collettivo. In questo modo, però, la Chiesa italiana non fa che confermare la propria cifra storica, la differenza: essa ha infatti costantemente nutrito la convinzione che il sentimento religioso fosse un tratto di fondo del paese e che l'azione di gruppi e movimenti, con l'eterogeneità delle forme pastorali, fosse in grado di offrire una risposta alla domanda di localismo sociale e religioso.