A partire dalla constatazione dell’intreccio fra ricerca scientifica, creazione letteraria e riflessione filosofica, il volume di Stefano Poggi propone un’analisi dei temi della soggettività e dell’individualità nel periodo compreso fra primo Ottocento e inizio Novecento. La ricognizione storico-filosofica consente di rilevare come l’influenza delle indagini scientifiche sull’uomo abbia condotto a una riformulazione delle concezioni condivise circa la «natura umana». Proprio nel periodo considerato, la cultura europea – e in particolare quella tedesca e francese – si è interrogata sui temi della natura dell’io, sul rapporto fra necessità naturale e libertà dello spirito, sul confine fra mondo organico e mondo inorganico. Ne è un chiaro esempio un’opera di grande importanza come le Affinità elettive di Goethe alla quale, in un contesto di crescente interesse nei confronti dell’anatomia e della fisiologia degli organi celebrali, Hegel e Schelling attribuiscono un’indubbia centralità proprio in merito alle centrali nozioni di individuo e di infinito nella loro relazione con il divenire temporale. Benché alla discussione di questi temi possa essere riconosciuto un primato della Germania filosofica di inizio Ottocento, si tratta di questioni che rappresentano una costante nello sviluppo della cultura europea nel corso della modernità. Poggi si sofferma perciò anche sui precedenti contributi di Rousseau a proposito della definizione filosofica di interiorità, la quale è da intendersi, contro ogni materialismo riduzionistico, come una dimensione strettamente spirituale. Un ruolo altrettanto significativo giocano le indagini scientifiche sulla fisiologia della vista, una ricerca che, soprattutto a partire dai lavori di Helmholtz, conduce a un progressivo abbandono di una concezione della conoscenza come «atto fondato su una soggettività capace di un’intuizione pura e immediata» (p. 53), ribaltando così la relazione epistemologica fra interno ed esterno. Inoltre nella riflessione filosofica si accentua la convinzione del carattere temporale della struttura del soggetto, grazie alla teoria della memoria e del tempo di Bergson e alla concezione del «flusso di coscienza» di William James. La piena comprensione delle questioni dibattute da scienziati e filosofi si ha ancora una volta proprio nella letteratura e, nello specifico, nei romanzi di Henry James che descrivono il prendere forma dell’individualità e il manifestarsi dell’io. Approfondendo questa chiave interpretativa, il volume si chiude dedicandosi alla rilettura della Recherche di Proust, per sottolinearne la stretta relazione con il pensiero di Bergson e con i contemporanei studi sulle patologie psicologiche e gli stati limite della coscienza.