L'individuo, la morte, l'amore


I dieci saggi contenuti nel volume costituiscono delle ‘pietre miliari’ del percorso intellettuale del grande antichista francese. Pur nella diversità degli ambiti analizzati, ciascun saggio è accomunato agli altri dal filo conduttore della nozione di persona. Vero nucleo tematico delle speculazioni della psicologia storica fondata da Ignace Meyerson, la nozione di persona ha visto impegnato Vernant fin da Mythe et pensée chez les Grecs del 1965. In un capitolo penetrante, l’indagine ruotava allora intorno agli aspetti della persona all’interno del sistema religioso greco. Rispetto a questa prima indagine, i saggi raccolti nel volume analizzano il problema dell’identità della persona attraverso la dimensione, ad essa opposta ma al contempo parallela, dell’alterità. Vernant evidenzia infatti come in una società dello scontro frontale, permeata dalla cultura della vergogna e dell’onore, l’identità di un individuo si costruisca sempre a partire dal giudizio e dallo sguardo altrui. Identità e alterità procedono parallelamente e si integrano a vicenda: l’altro è lo specchio che ci rappresenta e che riflette la nostra immagine. È in ragione di questi motivi che diviene indispensabile il viaggio all’interno delle diverse forme che ha assunto l’alterità dei Greci (gli animali, gli schiavi, i barbari, i bambini, le donne). Questo viaggio affascinante e coinvolgente conduce il lettore fino al cuore dell’alterità, costituito dal confronto che l’individuo costantemente opera tra se stesso e la figura degli dèi, il volto della morte e quello della persona amata. Questi tre termini di confronto costituiscono i confini all’interno dei quali si viene a costruire l’immagine di sé. Gli dèi, dall’aspetto ben delineato e pienamente umano, sono anch’essi degli individui come gli uomini, ma a differenza di questi sono immortali e lontani da ogni imperfezione umana. L’uomo deve quindi misurarsi ogni giorno con un modello inaccessibile, con la luce accecante che circonda la figura divina, di cui egli rimane solo un riflesso sbiadito. Allo splendore della luminosità divina si oppone la tenebra della maschera della morte, Gorgô. Questo essere mostruoso, potenza del chaos, porta la morte negli occhi di chi lo guarda: guardarlo significa venire pietrificati e posseduti dal suo sguardo, smettere di essere se stessi per venire assimilati all”aspetto più terrificante dell’alterità. Infine, lo sguardo della persona amata: è qui che si ha il modello perfetto della relazione speculare tra il sé e l’altro. Negli occhi dell’amato l’innamorato cerca e trova il proprio riflesso.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2000
Recensito da
Anno recensione 2000
Comune Milano
Pagine 210
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