“Ce qui arrive” – espressione ambigua che può voler dire “ciò che avviene”, ma anche “ciò che è sul punto di succedere”: questo è il titolo originale del pamphlet nel quale Virilio non solo descrive con acutezza alcuni tratti fondamentali del tempo presente, ma anche li interpreta come segni profetici di un futuro non più evitabile. Che cosa succede, dunque, o è sul punto di capitare? Quali sono gli scenari aperti dal progresso scientifico, percepito come un valore da perseguire comunque e sottoposto all’unica legge di rendere tutto possibile, di oltrepassare ogni limite, di vietare ogni divieto? Quali sono le conseguenze della virtualizzazione del reale? Qual è la parabola compiuta nel mondo globalizzato dalla politica e dall’arte, poste sotto il controllo dell’apparato scientifico-tecnologico? Da una parte, la trasformazione della democrazia in telecrazia, per cui l’amministrazione della res publica avviene attraverso la gestione mass-mediatica del consenso. Dall’altra, l’ingresso dell’abbietto nell’arte che punta al graduale annientamento del corpo fisico, alla sostituzione del naturale (e del vivente) con l’artificiale (ed il necrotico). Questa impietosa diagnosi del presente prende le mosse da un’inquietante considerazione di ordine generale: “l’immaginario tecnoscientifico, da circa seicento anni, non ha smesso di ruotare attorno al concetto di sparizione: inesorabile messa in opera della spoliazione del Mondo, della sostanza del mondo vivente” (pp. 18-19). L’estetica della sparizione mette duramente alla prova l’istinto umano della conservazione di sé e della specie e lo fagocita ogni giorno di più all’interno di uno “stato suicida globale”. La stessa strategia delle immagini viene messa in atto da coloro che ‘partecipano’ ad una società dello spettacolo di proporzioni planetarie. L’immenso potere dell’apparato mass-mediatico consiste in una sublime arte della dislocazione e della multilocazione che ci rende presenti a tutto e a tutti, estraniandoci tuttavia da noi stessi e dal nostro mondo. L’elaborazione tecnica di una falsa prossimità ha lo scopo primario di evitare a ciascuno il penoso incontro dell’«Io con se stesso», di catapultarlo fuori di sé, di renderlo inconsistente e leggero, di fargli perdere la coscienza dei propri limiti corporei. La micidiale alleanza di tecnologia e pubblicità costituisce, infine, la massima manifestazione di un integralismo scientifico che è caratterizzato dall’odio gnostico verso la materia, dalla mortificazione del corpo umano. Uno solo è il contenuto che l’odierna propaganda totalitaria mette continuamente in mostra: l’incidente del futuro, ovvero la liquidazione dell’uomo e della civiltà, il definitivo sprofondamento della realtà nel nulla elettronico.