L’imponente ricostruzione di Taylor registra la parabola storico-culturale attraverso la quale si è passati da un mondo permeato in ogni suo aspetto dalla dimensione religiosa alla condizione odierna, nella quale Dio non è più un riferimento obbligato. Per questo motivo l’Autore parla di età secolare, dove per secolarizzazione egli individua un processo interno al cristianesimo occidentale (soprattutto a partire dalla Riforma, che afferma una concezione antropocentrica della religione) che oggi si presenta con tre significati: uno spazio pubblico svuotato dalla presenza di Dio, la caduta della pratica religiosa, la fede in Dio come opzione individuale. Da ciò non deriva ovviamente la scomparsa delle esigenze spirituali: mentre moltiplica le opzioni a disposizione degli individui, la modernità, sostiene Taylor, sviluppa nuovi impulsi esistenziali che attendono risposte spirituali. Nel volume viene pertanto offerta un’immagine diversa della secolarizzazione sottolineando che, se da un lato è corretto sostenere che la maggior parte dei cambiamenti verificatisi negli ultimi secoli (urbanizzazione, industrializzazione, migrazioni) ha avuto ripercussioni negative sulle forme religiose dominanti nel mondo occidentale, dall’altro lato è innegabile che si sia verificata una reazione che ha visto lo sviluppo di nuove forme religiose anche all’interno delle chiese ufficiali. Considerare la secolarizzazione semplicemente come la separazione tra Stato e Chiesa, o come allontanamento del potere dalla verità, significa perdere di vista il profondo e duraturo residuo di spiritualità e religiosità ancora presenti nella nostra epoca. La modernità occidentale, che include la spinta verso la secolarizzazione, è il frutto di nuovi modi di concepire la vita individuale e sociale, tanto che anche la tradizionale distinzione tra sacro e profano è stata investita di nuovi significati e ricondotta allo sviluppo di nuove forme. L’attuale situazione è dunque contrassegnata da un inaudito pluralismo di prospettive religiose, non religiose e persino antireligiose che non ha paragoni con nessuna delle epoche precedenti. Se è indubitabile un declino della spiritualità tradizionale, Taylor replica che non bisogna trascurare la progressiva emersione della figura del "pellegrino cercatore" che tenta di individuare un cammino religioso in grado di dare corpo a una "religione minima" che ciascuno vive nella propria cerchia immediata (famiglia e amici) anziché nelle chiese. Sentirsi "spirituali" ma non "religiosi" è uno dei fenomeni più evidenti della contemporaneità: per questo siamo solo all’inizio, conclude Taylor, di una nuova età della ricerca religiosa di cui è difficile prevedere le conseguenze.