Quattro capitoli dedicati al modo di vivere capitalistico. Non soltanto un saggio di teoria economica, ma anche, nelle ultime due parti, un appassionato tentativo di rilettura della storia sociale e politica del XX° secolo, filtrata attraverso la rivoluzione apportata dal modo di produzione capitalistico. L’autore è particolarmente deciso nel criticare lo stato in cui versano gli studi sul capitalismo: da un lato, sostiene, si sono affermate teorie puramente tecniche, dall’altro concezioni tendenti alla segmentazione che hanno ottiche parziali. Tutti i tentativi piu recenti le teorie dei costi di transazione, del cambiamento tecnico e delle onde lunghe, della regolazione e la teoria dei sistemi di Luhmann accanto ad elementi positivi hanno come denominatore comune il fatto di poggiare su nozioni che non reggono le une senza le altre, di non confrontarsi con i processi innescati dall’informatizzazione, di essere letture della realta fatte “a tavolino”, di non tenere conto del fatto che la comunicazione è diventata il lavoro sociale per eccellenza e che quindi il termine “lavoro” deve essere usato in coppia con “comunicazione”. Per capire e quindi per analizzare il capitalismo, afferma Cillario, bisogna ripartire dalla lezione di Marx, il quale rivelò che la sua essenza risiedeva nella natura del modo di produzione. L”attuale modo di produzione e stato profondamente trasformato dalla rivoluzione informatica, tanto che la fabbrica è diventata una gigantesca “produttrice di menti”: il lavoro salariato non e più solamente “esecutivo”, ma e un’appendice delle macchine e deve “riflettere” sui metodi organizzativi. Il lavoratore è disponibile a modificare e migliorare costantemente la propria modalita di esecuzione (con una creatività coatta). In questo ambiente modificato si inserisce la novità del capitale cognitivo e una nuova teoria del senso/valore: il capitale/valore si trasforma in sapere che spinge il lavoratore a riprodurre e aggiungere senso a quello che disponeva all’inizio del ciclo produttivo. Mentre viene a mutare il modo di produzione, rimangono inalterati, sostiene l’autore, due aspetti fondamentali e costitutivi del capitalismo: la forza lavoro è ancora una merce anche quando vengono sperimentate le forme di cogestione e codeterminazione; il modello di produzione occidentale schiaccia i paesi terzi e contribuisce ad allargare la disuguaglianza. Il titolo del volume trova origine dal fatto che il capitalismo “mette a frutto una ricchezza già prodotta, energie già spese” e sempre di piu assume un aspetto virtuale: la crescente finanziarizzazione speculativa dell’economia dà vita a un lavoro che non è mai nato, “è morto senza avere visto la luce”.