In gestazione da un anno e già annunciata in più occasioni, la Nota dei 19 vescovi cattolici toscani affronta un argomento di stringente attualità, oltretutto mai precedentemente studiato con una simile ampiezza da una conferenza episcopale: la funzione delle arti visive nella vita di fede dei cristiani (già nel ”91, durante la visita “ad limina”, Giovanni Paolo II aveva loro rammentato che “le vostre opere d”arte costituiscono anch”esse un formidabile strumento di catechesi”). Il documento uscito a Pasqua ”97 reso ulteriormente strategico a causa dell”occasione rappresentata dall”imminenza del giubileo del 2000 e dal costante aumento del turismo culturale a Firenze, come nel resto della regione è diviso in 18 capitoletti, raggruppati in tre sezioni. “L”arte e la missione della chiesa”, “L”arte sacra e l”esperienza ecclesiale” e “L”arte toscana e la catechesi”. Dopo una premessa dedicata ad una riflessione su I Gv. I ,14, tesa a rimarcare la “visibilità” dell”esistenza divina in Cristo che attira l”umanità nella comunione ecclesiale e trinitaria, il testo passa progressivamente in rassegna l”arte e l”architettura legate alla tradizione cristiana quali legittime e indispensabili espressioni del Vangelo: con un’ovvia sottolineatura del filone figurativo toscano, dal Duecento di Giotto passando per il Beato Angelico sino a Michelangelo e oltre. Il suo cuore, infatti, può essere considerata l”affermazione dell”evidente indole mistica del “realismo” fiorentino: diversamente che in Oriente, in cui “il rapporto tra segno materiale e realtà spirituale verrà evidenziato con un linguaggio stilistico che relativizza l”aspetto ‘naturale’ delle cose” (basti pensare all”uso delle icone in ambito bizantino, ‘purificate’ e ‘dematerializzate’), “la tradizione latina, erede del naturalismo dell”arte grecoromana, ha sviluppato un linguaggio visivo più aderente all”esperienza sensoria del soggetto umano” (c. 10). Il che non implica – peraltro – ricordano i vescovi, una diminuzione del ruolo spirituale dell”opera d”arte nella vita di preghiera del singolo fedele e della comunità, anzi: sulla linea della francescana “lode delle creature”, la riscoperta del corpo umano e del mondo naturale riveste un carattere assolutamente mistico. La Nota si spinge a suggerire inoltre una serie di “itinerari ideali e reali” in funzione di una visita turistica intelligente; mentre un appello viene rivolto alle autorità pubbliche preposte alla tutela dei monumenti, offrendo l”aiuto della chiesa a leggere il senso storico complessivo degli edifici sacri e dei loro arredi e insistendo sul fatto che le chiese e le opere d”arte di interesse religioso non debbono essere considerati puramente degli “oggetti da museo”, bensì “spazio condizionato dalla fede, dalla liturgia, dalla devozione dei cristiani, e singole opere concepite come componenti di un programma illustrante la fede della chiesa” (c. l 6). Interessante, infine, è il fatto che la Conferenza toscana s”impegni altresì ad introdurre nei curricula dei seminari e degli studi teologici dei corsi di storia dell”arte incentrati sui monumenti artistici locali, in consonanza con una sensibilità che si sta progressivamente espandendo anche in Italia e che si riferisce alla Bibbia come all”autentico “Grande codice” (secondo l”espressione di W. Blake ripresa dal critico letterario N. Frye) della cultura e dell”arte occidentali.