Il libro è un dialogo a due voci: un grande scienziato, maestro delle neuroscienze, discute con uno dei massimi filosofi viventi sull”ambigua eredità del detto cartesiano “penso, dunque sono”. Proprio perché fin dai tempi più antichi i filosofi hanno argomentato e discusso su ciò che viene chiamato “mente”, sembra essere particolarmente fecondo l”incontro tra filosofia e neurobiologia malgrado sembrino trovarsi su poli opposti. Esiste qualcosa come una “mente” distinta dal cervello che ne è supporto? E se tutto il mentale si riduce a processi neurofisiologici, che ne è delle nostre costruzioni culturali, dalla memoria alla poesia, dalla matematica all”etica? Il confronto sulle neuroscienze diventa un confronto sui loro risultati e sui loro progetti, sulla capacità di sostenere un dibattito sulla morale, sulle norme, sulla pace. Diventa, inoltre, riflessione sui grandi temi e le grandi polarità alle radici del pensiero: Dio e mondo, spirito e materia, mente e corpo, natura e cultura. Di fronte al problema del rapporto tra il “fattuale” e il “normativo”, cioè tra la conoscenza, in particolare quella scientifica, e la regola morale, tra il conosciuto oggettivo e il vissuto fenomenologico, tra il “corpo oggetto” e il “corpo soggetto”, l”esperienza dimostra come i due discorsi non smettano di essere correlati da molteplici punti di intersezione. E” la stessa mente ad essere vissuta e conosciuta, come è lo stesso uomo ad essere mentale e corporeo. Nel dialogo si confrontano due diverse concezioni, tra ciò che esiste (la “natura”) e ciò che deve essere (la “regola”), ma obiettivo comune resta quello di un pensiero capace di gettare le basi di una nuova etica universale: un”etica che ipotizzi che le norme morali elaborate dall”uomo si diffondano nelle società umane prolungando gli istinti sociali di simpatia che, per lo scienziato, trovano la loro origine nell”evoluzione della specie e per il filosofo sono quelle disposizioni morali fondamentali per cui il desiderio deve essere messo in sinergia con il normativo. Il problema allora diventa quello di articolare correttamente l”ordine normativo con l”ordine del desiderio in vista di un”etica naturale e universale non più a dimensione della comunità culturale ma su scala umanitaria. Nonostante il fossato che istituzionalmente separa le scienze della vita dalle scienze umane e sociali, l”esperienza ha provato che spesso è stato al confine tra le varie discipline che hanno avuto luogo grandi scoperte. Il ruolo di questo dialogo è appunto quello di contribuire a suscitare una maggiore riflessione nel contesto di un tale scambio.