Negli ultimi periodi degli anni Cinquanta, Merleau-Ponty tenne al Collège de France una serie di corsi centrati sul tema della natura. Di essi finora restavano i resoconti sintetici che egli stesso aveva pubblicato sull?Annuaire du Collège de France (cfr. Linguaggio, Natura e Storia, Bompiani, Milano, 1995). Recentemente, il ritrovamento di quaderni dattilografati di appunti presi da uditori sconosciuti di quei corsi, ha permesso una ricostruzione più vasta e consapevole delle riflessioni che Merleau-Ponty andava sviluppando. Il libro presente è la versione, accurata e precisa, di tutto il materiale ritrovato riguardante i corsi degli anni 56/57, 57/58, unitamente alle note lasciate dal filosofo per il corso dell?anno 59/60. L?ampio progetto di una «nuova ontologia», di cui quel testo è in certo modo il frutto ancorché incompiuto, trova in questi corsi il suo punto di partenza e l?iniziale sviluppo. Questo inizio è il concetto di Natura come «espressione di un?ontologia», come parte, «foglio o strato dell?Essere totale». Non si tratta per Merleau-Ponty di uno studio di filosofia della Natura separato dalla filosofia dello Spirito o della Storia; egli non pensa, in altre parole, a una «super-scienza che scopra una realtà sotto le apparenze, che reinterpreti le immagini della scienza, i suoi modelli… Il tema della Natura non è un tema numericamente distinto. C?è un unico tema della filosofia: il nexus, il vinculum ?Natura?- ?Uomo?- ?Dio?» (p.297). Lo sforzo d?elaborazione porta Merleau-Ponty prima a ripercorrere le variazioni principali del concetto di Natura nei filosofi, soprattutto moderni: Cartesio, Kant, Brunschvicg, Schelling e Bergson; poi a confrontare i «problemi posti dalla storia filosofica dell?idea di Natura» con le acquisizioni della scienza moderna e contemporanea. Gli esiti a cui approda la ricerca scientifica, dalla meccanica quantistica alla cibernetica, dalla biologia al comportamentismo animale è la messa in questione delle evidenze della concezione oggettivistica della natura. Così la filosofia è sollecitata a ripensare l?idea di totalità: totalità non come somma delle sue parti ma come «un qualcos?altro» che nell?intuizione schellinghiana di una ?Natura selvaggia? trova un primo modello. Alla formulazione più articolata dell?idea di Natura sono dedicati proprio gli appunti lasciati da Merleau-Ponty per il corso del ?59: «pervenire alla natura di cui siamo parte, alla Natura in noi», mettendo in luce il corpo proprio dell?uomo considerato come possibilità di presentazione originaria di ciò che non è originariamente presentato, cioè come «visibilità dell?invisibile». In questo modo si chiarirà l?inerenza che sussiste tra Natura e uomo, la loro reciproca coappartenenza.