La danza delle pietre

Studi sulla scena sacrificale nell'India antica


Il volume è una raccolta di saggi pubblicati dal grande linguista e storico delle religioni francese Charles Malamoud fra il 1987 ed il 2002, consacrati ai miti ed ai riti dell’India antica e aventi come tema la scena sacrificale. Il sacrificio è affrontato in quanto scena, termine inteso in tutta la sua polisemia. I testi vedici che trattano del sacrificio enunciano ciò che si deve fare e ciò che si deve dire, ma non si limitano a questo. I ritualisti indiani hanno fatto il considerevole lavoro di dare le istruzioni sul “come” eseguire i rituali, tanto che la sfera dedicata alla realizzazione degli atti rituali può quasi bastare a se stessa, privando di importanza la questione del “perché” il rituale viene compiuto. Ciò nonostante la maggior parte dei testi vedici verte sul “perché”, ovvero su quale sia lo scopo dell’atto rituale.
Uno dei temi principali dei testi vedici è la parola di cui essi sono formati e di cui esaltano il potere. La parola è la partner femminile del sacrificio. “Il Sacrificio fu preso da desiderio per la Parola. Pensò: “Ah, come vorrei fare l’amore con lei!”. E si unì a lei”. I Veda, quando trattano della parola, espongono considerazioni che traggono origine dalle riflessioni sul sacrificio e, più in generale, sul rito. Il rito è un sistema complesso che corrisponde ad una costruzione di sé per chi lo esegue ma che è anche una costruzione mentale, un modo per interpretare il cosmo, la società, il corpo e lo psichismo dell’uomo. In questo senso il “come” eseguire un rito gioca un ruolo fondamentale nella sua realizzazione, con le differenti maniere di recitare, di mormorare o di cantare un certo poema o una certa formula.

Il titolo del libro è ispirato ad un componimento poetico dell’India antica – la Lode delle pietre – in cui un officiante pronuncia appunto la lode delle pietre che servono per compiere un sacrificio: “uccidere” una pianta (soma) pigiandola per ricavarne il suo liquido. Il testo è di una complessità e di un fascino straordinari. All’interno del rituale le pietre (il termine è maschile in sanscrito) prima si fondono in una danza erotica con le dita delle mani e poi iniziano a parlare, emettendo esse stesse una voce che arriva fino al cielo. È la parola danzata dei sassi che fa nascere il succo dorato del soma. E, alla fine del sacrificio, quando i sassi hanno compiuto la loro funzione, il legame con la parola si scioglie ed essi ritornano ad essere se stessi, ovvero roccia, pezzi di montagna, oggetti inanimati: “tale è la sorte di tutti gli oggetti del sacrificio e del rito sacrificale stesso, dimora che resta soltanto un resto, una volta terminata l’azione”.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Charles Malamoud

    Directeur d'études per le Religioni dell'India - Ecole Pratique des Hautes Etudes, Paris

Anno pubblicazione 2005
Recensito da
Anno recensione 2005
Comune Milano
Pagine 301
Editore