L’opera, che fa parte della collana “Storia della città” ideata e diretta da Donatella Calabi, analizza la storia della morfologia urbana europea nella seconda metà del Cinquecento. Il volume, arricchito di numerose illustrazioni tematiche, è suddiviso in due parti: nella prima vengono messi in rilievo, richiamando una molteplicità di casi specifici, i riflessi architettonici e urbanistici dei mutamenti tecnologici e artistici intervenuti nel periodo, nonché delle nuove esigenze degli Stati e delle società; nella seconda si evidenziano le tappe della rifigurazione urbana di città importanti come Parigi, Anversa, Roma e Praga. All’epoca della Controriforma, i presupposti geometrici e astratti – cari alla trattatistica quattrocentesca sulla città ideale – sono sostanzialmente accantonati a beneficio di “provvedimenti e norme perspicui, diversi caso per caso” (p. 7). La riorganizzazione tardo-rinascimentale degli spazi urbani risente sia della graduale affermazione del mercantilismo sia dell’accentramento politico in corso: da una parte, imprenditori e mercanti delegano la gestione diretta della cosa pubblica a un monarca assoluto, il quale – in cambio – s’impegna a promuovere e garantire “la costruzione e la permanente efficienza dei fondamentali mezzi di produzione e delle infrastrutture, soprattutto quelle viarie, che sono condizione dello sviluppo commerciale” (p. 6); dall’altra, grazie alla trasformazione di svariate città europee in capitali di Stati territoriali, le funzioni politiche e amministrative delle antiche municipalità si trovano a coesistere con quelle di una capitale e, talora, con quelle connesse all’insediamento di una corte. In questo quadro, uno dei fattori caratterizzanti della città europea del Rinascimento maturo consiste nella “costruzione di una scena urbana ornata, regolata e distinta in settori tendenzialmente specializzati, dove le pubbliche provvidenze – regie, statali o municipali – sono affiancate e potenziate dall’iniziativa dei privati, oltre che degli ordini religiosi, delle corporazioni professionali e delle confraternite laiche e religiose” (p. 88). Allo scopo di attingere e di salvaguardare i caratteri propri dell’ottima città – la bellezza e la “commodità” (cioè la funzionalità), il prestigio e la difendibilità, l’ordine sociale e la prosperità –, i governanti predispongono accurati regolamenti edilizi che, tenendo conto dei diversi aspetti del vivere civile (religiosi, economici, igienici ecc.), “guardano al controllo complessivo dell’agglomerato urbano, recepito come organismo unitario nel quale ogni singola parte è intimamente connessa con il tutto” (p. 75).