Il soggetto scabroso è l’opera più importante di una delle figure intellettuali cosmopolite più discusse nel dibattito filosofico contemporaneo, il filosofo sloveno Zizek. In modo sistematico ed articolato, viene qui affrontato il tema della condizione del soggetto nella modernità e del suo legame con la sfera politica, combinando elementi della psicanalisi lacaniana con la tradizione di pensiero marxista. Di primaria importanza sono alcune considerazioni circa la traduzione italiana del titolo inglese: innanzitutto, il polisemico aggettivo ticklish (tradotto con “scabroso”) è da intendersi approssimativamente come “difficile”, “spinoso”, “problematico”: l’idea che Zizek vuole immediatamente suggerire è quella di un soggetto che “soffre il solletico” (soggetto-solleticato, soggetto stuzzicato-stuzzicante); in secondo luogo, la traduzione italiana fa perdere il senso del sottotitolo originale (the absent centre of political ontology), in cui in realtà si condensa il precipuo significato del testo. Nel ripercorrere il tentativo a cui l’opera teoretico-politica aspira (riaffermare il soggetto cartesiano, il cui rifiuto costituisce il tacito patto fra tutte le parti belligeranti dell’accademia contemporanea), è possibile individuare una suddivisione in tre problematiche sezioni. Nella prima parte, l’Autore si impegna in un confronto serrato con la tradizione storico-filosofica, in particolare con il pensiero di Heidegger ed Hegel; nella seconda parte sono affrontate le implicazioni politiche di una teoria del soggetto (il confronto riguarda gli eredi contemporanei del marxismo di matrice althusseriana: Badiou, Balibar, Rancière); nella terza parte il filosofo si misura direttamente con l’attualità culturale del pensiero politico postmoderno (il femminismo decostruttivista di Butler e i fautori della “seconda modernizzazione”, da Giddens a Beck). Secondo un’ampia prospettiva interdisciplinare, Zizek discute la capitale funzione critica del soggetto cartesiano nel dibattito filosofico e politico: ma qual è il cogito che si vuole riaffermare rispetto alle diatribe accademiche? «Ovviamente, non s’intende ritornare al cogito nella forma in cui questo concetto ha dominato il pensiero moderno (il soggetto pensante trasparente a se stesso), bensì mettere in luce il suo opposto dimenticato, il nucleo eccessivo, disconosciuto dal cogito, che è ben lontano dall’immagine conciliatoria dell’Io trasparente» (p. 2). Zizek propone dunque un’analisi critica dell’anonimo ed indistinto che caratterizza la realtà odierna, del carattere eurocentrico della pretesa universalità dei diritti umani, dell’insufficienza della soluzione proposta dal multiculturalismo.