L’autore esprime la propria insoddisfazione nei confronti del modo in cui si è tradizionalmente interpretato il passaggio dal paganesimo al cristianesimo nel II e III secolo, costruendo l’idea di una “crisi generale” del III secolo. In realtà il tardo Impero fu un periodo di sorprendente creatività in cui si affermarono istituzioni nuove e altre vennero riformate: la chiesa cristiana, i codici del diritto romano, il monachesimo. La storia religiosa e culturale di quel periodo non è quindi un momento di sfacelo e di pauperizzazione, ma il passaggio a un’età di “ambizione”, i cui cambiamenti possono essere compresi solo se interpretati come una redistribuzione di elementi che già da secoli esistevano nel bacino del Mediterraneo. Per quanto concerne la diffusione del cristianesimo, a tutt’oggi si è ancora privi di una storia sociale e culturale in grado di rendere comprensibili gli elementi inaspettati di quella diffusione. La crescita della chiesa cristiana nel II e III secolo è la crescita di un gruppo di uomini guidati da “amici di Dio” che pretendevano di aver trovato il modo di dominare le forze terrene tramite uno speciale rapporto con il cielo. Questa speciale forma di legame, l’amicizia insieme trascendente e immanente, contribuiva a creare un nuovo modello di vita religiosa, sociale e politica. Lo stesso Costantino – la cui conversione dimostrò quanto rapidamente la Chiesa si fosse mossa sul piano della “diffusione” – condivideva con gli altri cristiani la convinzione che la protezione di un “amico di Dio” si poteva usare nel prendere decisioni nel controllo di estese comunità. Il cristianesimo offriva dunque un modello di comunità che, in forma simbolica, accettava la ridefinizione dell’equilibrio su cui poggiava la tradizionale comunità pagana. Il suo ethos produceva una concezione della persona meno vincolata dai legami di parentela e di vicinato e, allo stesso tempo, creava un mondo che accettava legami permanenti di totale lealtà verso la classe degli “amici di Dio”. In questo periodo inoltre si verificava lo sviluppo del movimento ascetico che rappresentava il modello rituale del distacco dalla società: l’asceta poteva dimostrare concretamente che il potere soprannaturale era conferito in maniera continuativa a certi esseri umani – il suo ‘potere’ non proveniva infatti da “visioni”, ma da uno stile di vita pubblicamente visibile, che aveva un forte impatto sulla diffusione del cristianesimo.