Quando si parla di Francesco d’Assisi le identità si moltiplicano, a riflesso di una personalità religiosa e intellettuale di grande rilievo, non solo per la storia del Cristianesimo, ma per l’intera storia del pensiero. Francesco il poverello, il frate, il fondatore, l’eremita, il rivoluzionario, incarna la difficoltà della Chiesa medievale nel trovare il proprio ruolo e la propria vocazione in una società fragile, in una storia umana la cui unica presenza costante sembra essere la sofferenza. In un’epoca in cui la Chiesa sembra ritrarsi all’interno delle mura della propria autolegittimazione istituzionale, Francesco – e il francescanesimo, dopo di lui – rappresenta la vibrazione di un pensiero cristiano il cui rapporto con la dogmatica è da sempre venato di pulsioni radicate nella quotidianità. Molto è stato scritto su Francesco d’Assisi e sul francescanesimo, a fronte di una quantità di fonti relativamente ridotta. Resta tuttavia da esplorare uno degli aspetti più interessanti della vita del santo, ossia l’impatto sociale, al di fuori dei confini categoriali della storia della Chiesa. I molti studi prodotti nel corso dei secoli, certamente intensificatisi nella seconda metà del Novecento, sembrano segnati da una tendenziale incapacità di attraversare le discipline, di penetrarne i confini e di rimescolarne i criteri interpretativi. Vauchez, nel suo volume, cerca proprio di travalicare questi limiti, riassumendo i risultati della ricerca condotta sino ad oggi, sistematizzandone la trama e le conclusioni. Ciò che tuttavia distingue la riflessione dello studioso francese da molti altri lavori è la capacità di attualizzare l’afflato del francescanesimo, di ripercorrerne le radici fondanti per attualizzarne l’impatto. Buona parte del volume è dedicata a una ricostruzione della biografia di Francesco, condotta grazie a un’accurata comparazione tra fonti primarie e secondarie. Inoltre, trattandosi di santo, la biografia va naturalmente estesa a un significativo periodo successivo al dies natalis, al momento della morte, in cui il carisma umano, risemantizzato negli orizzonti dell’agiografia, diveniva elevazione spirituale, ponendo le basi per quello che sarebbe divenuto, nei secoli, il progetto francescano. Tuttavia, Vauchez non si limita a ciò e tratta in modo molto dettagliato, con un esemplificativo apparato iconografico, il problema della trasmissione delle fonti e della costruzione della figura di Francesco, sia da un punto di vista agiografico, sia da un punto di vista iconografico, ben oltre l’orizzonte del solo contesto francescano. L’esperienza del santo di Assisi introduce infatti una profonda riformulazione dell’antropologia religiosa cristiana, modificando la percezione della ricchezza non soltanto in relazione al benessere, ma prendendo per la prima volta in considerazione – in un modo che avrebbe segnato le esperienze dei secoli successivi sino ad oggi – la dignità dell’individuo a prescindere dal ceto e dall’agiatezza. Vauchez ricerca dunque, nell’esperienza del francescanesimo, le ragioni della persistenza del carisma che, ancora oggi, Francesco d’Assisi esercita sulla societas cristiana, ritrovandone la forza e la pregnanza nella storia della società e nella storia sociale della religione, ben oltre gli sguardi limitanti della storia istituzionale della Chiesa o della storia della santità. L’autore, spogliando Francesco il poverello delle vesti sontuose di Francesco il santo, abbandona lo sguardo parziale dell’agiografia, restituendo così a un personaggio storico la grandezza umana che risiede nell’esercizio del libero pensiero.