“Ridare cittadinanza alle emozioni”, così, già nel titolo del paragrafo introduttivo, Tito Magri sintetizza l’obiettivo cui mirano, in diversi ambiti disciplinari, i saggi raccolti in questo volume. Liberare l’indagine filosofica dai luoghi comuni che, in varia misura, hanno portato a un fraintendimento della natura e del ruolo delle emozioni, generalmente considerate, se non opposte, comunque estranee all’esercizio della ragione.
Fondandosi in parte sugli sviluppi conseguiti dalla psicologia cognitiva degli ultimi decenni, Gozzano e Magri presentano le principali linee lungo le quali si è consolidato il nuovo corso della filosofia della mente. Gozzano, nel primo saggio, costruisce una prima tassonomia degli stati mentali, generalmente etichettati come emozioni o passioni, distinguendoli per i diversi rapporti intrattenuti tra causa e oggetto, per qualità e per intensità. Rendendo distinguibili fenomeni tra loro differenti, diventa possibile individuare nella classe delle emozioni intenzionali, un fenomeno dotato di una propria ragionevolezza. Calabi e Magri ci introducono rispettivamente ai possibili modelli di giustificazione delle emozioni, attraverso una razionalità non assiomatica, ed al ruolo delle emozioni nella filosofia pratica, nella quale esse vengono intese come combinazioni solistiche di proprietà cognitive, causali e fenomeniche.
Lecaldano sposta il discorso verso il campo della filosofia morale, dimostrando come, attraverso un rinnovato approccio sentimentalista di marca humeana, si possano rendere maggiormente intelligibili le asserzioni di senso comune.
Chiude la raccolta l’appassionante saggio di Remo Bodei, incentrato sul rapporto tra emozione estetica e forme di conoscenza, ovvero sulla natura di quel particolare tipo di sentimento che coglie lo spettatore dinanzi all’opera d’arte, e che è in grado di rendere accessibili quei diversi segmenti di realtà che non possono essere tradotti utilizzando le usuali norme di modelli razionali di verosimiglianza.