Fede e violenze

IX cattedra dei non credenti promossa da Carlo Maria Martini


La violenza rappresenta una frattura improvvisa rispetto a una situazione precedente: una manifestazione che accomuna le religioni, le espressioni dell’arte e i rapporti umani. E’ questa la sintesi alla quale giungono gli interventi raccolti nel volume (René Girard, S. Vegetti Finzi, Lalla Romano, E. Salman, oltre al curatore, il Cardinale Martini). Uno dei termini che legano i contributi del libro è quello di scandalo, inteso come ostacolo contro cui si ritorna ostinatamente per raggiungere o imitare ciò o colui che desideriamo. I Vangeli parlano spesso della propensione degli uomini agli scandali e al disordine sociale che ne deriva. Il desiderio imitativo che dà origine allo scandalo non è però solamente negativo, come quando diventa slancio per la sequela di Cristo. Quando invece fa crescere l’ossessione per abbattere l’ostacolo si traduce in quella violenza collettiva di cui la Passione è un esempio importante, ricordato da Girard nella sua analisi del “capro espiatorio”. Un concetto che si ritrova anche nei miti, con una differenza sostanziale rispetto alla tradizione giudeo-cristiana: nei miti il capro espiatorio è colpevole, vi è unanimità nel giudizio di colpevolezza; nei Vangeli invece vi è un venire meno degli effetti riconciliatori e una riabilitazione della vittima e della sua verità. La violenza è presente nei testi biblici ma è dovuta al comportamento degli uomini che rifiutano la bontà divina; la grande novità è rappresentata dal fatto che Gesù decide di morire per assumere in sé ogni rivalità, ogni scandalo: morendo Gesù si offre in sacrificio contro i sacrifici, muore per vivere come Dio. Gesù è la rottura costruttiva, la nuova nascita che permette la conversione morale e l’illuminazione (è il paraclito che permette ai discepoli di resistere alla violenza). L’espressione “sono venuto a portare la spada, a dividere” dovrebbe essere meditata attentamente per quello che vuole esprimere: un atteggiamento di impegno assoluto e anche rischioso. Per questo occorre partire dalle parole e dai gesti di Gesù per una rilettura proficua e puntuale dei testi biblici. Con tale criterio si possono comprendere le diverse sfumature presenti nell’unico termine violenza. C’è violenza anche nell’amore quando vuole penetrare nel santuario dell’intimità altrui, quando vogliamo imporre all’altro la nostra identità. Come nella fede anche nella poesia vi è l’interruzione e la rottura costitutiva della violenza: essa entra nella vita delle persone in modo improvviso, con una struttura e un linguaggio che non è quello della vita praticata; una rottura creativa che aiuta a cogliere la sostanza della bellezza.

Dati aggiuntivi

Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Torino
Pagine 124
Editore