La tesi centrale del libro, la cui prima edizione è stata pubblicata da Mondadori nel 1979, argomenta l’esistenza di una classe specifica di “interazioni faccia a faccia” riconducibili all’unità sociale dell’incontro. D’altro lato, la ricerca di Goffman è animata dalla convinzione che alcuni schemi concettuali della sociologia debbano riferirsi a sistemi più “atomistici”. Ciò comporta un ripensamento delle funzioni descrittive delimitanti i gruppi sociali, spesso introdotte a scopo di studio e quindi lontane dai contesti concreti. Goffman propone una definizione della natura sociologica dell’incontro. L’incontro, o “riunione focalizzata”, si distingue dalle altre figure sociali che prevedono interazioni faccia a faccia per il fatto che i partecipanti rivolgono con continuità la loro attenzione al centro ufficiale dell’attività. Quando invece il centro della scena è costituito dall’esecuzione di un compito materiale, Goffman preferisce il termine “sistema situato di attività”. Mentre le situazioni di gioco sono descritte come esemplari di ogni riunione focalizzata, a raffigurazione dei sistemi situati di attività prevale l’esempio del lavoro dell’équipe chirurgica. L’organizzazione sociale che si manifesta in ogni incontro è conseguenza dell’efficacia di regole costitutive di mondi isolati dall’afflusso di dati esterni: Goffman fa dipendere tale processo selettivo dal sussistere delle cosiddette “regole di irrilevanza”. La “disattenzione” dei partecipanti di fronte a elementi estranei al sistema dipende specularmente dall’accoglimento di “regole di rilevanza” che accompagnano l’intera durata dell’incontro. Il gioco è un “cosmo”, dove alla gamma completa delle azioni previste corrisponde l’immediata disponibilità dei materiali necessari all’esecuzione. Nella distribuzione di tali “risorse realizzate” non valgono parametri estranei al sistema, ma al contrario, se ammessi, essi risultano necessariamente filtrati da “regole di trasformazione”. Il successo di ogni incontro è fatalmente compromesso dall’intrusione di eventi esterni che accrescono la tensione e incrinano il coinvolgimento spontaneo dei partecipanti. Goffman approfondisce inoltre il problema del coinvolgimento, denominato “assorbimento di ruolo”, rielaborando il problema dell’identità personale. Il concetto chiave di “distanza dal ruolo” non si pone in antitesi a quello di assorbimento, ma lo completa. Attraverso espressioni di distacco dalla situazione dominante, chiunque agisca in una determinata posizione manifesta il proprio stile personale. L’individuo è allora visto da Goffman come un “giocoliere” o un “sintetizzatore” dei suoi diversi ruoli.