Eros tiranno. Sessualità e sensualità nel mondo antico


Da tempo Giulia Sissa incentra i suoi studi intorno alle tematiche della sessualità e della verginità nel mondo antico, soprattutto in Grecia (La verginità in Grecia, Roma-Bari, 1992; Il piacere e il male. Sesso, droga e filosofia, Milano, 1999). Nel suo ultimo lavoro i frutti di tali ricerche vengono vagliati alla luce di una disamina ad ampio raggio delle concezioni dell’eros – dall’ eros tyrannos di definizione platonica, all’eros puro della visione cristiana – e di un’indagine approfondita del valore dei corpi e della differenza sessuale tra corpo maschile e corpo femminile. Nell’antica Grecia i corpi come veicoli di desiderio sono infatti un modello e una fonte inesauribile di metafore e di rimandi per significare l’intera condizione umana. Questa la tesi principale della studiosa: il desiderio sessuale, non il piacere fine a se stesso, è alla base della ricerca antica intorno all’eros. Da queste premesse non poteva che derivare un’accesa ed esplicita polemica di Giulia Sissa con le teorie del filosofo francese Michel Foucault: «Come scrivere una storia della sessualità se non situando il proprio punto di vista in confronto a quello di Michel Foucault?». La tesi espressa in questo volume è infatti del tutto contraria all’idea che come un fil rouge caratterizza l’opera del filosofo francese dal 1976 al 1984, dalla Volontà di sapere all’ Uso dei piaceri e alla Cura di sé; l’idea cioè secondo cui per gli antichi, prima dell’era cristiana, l’eros fosse una prassi puramente concreta, avente come fine esclusivo quello del piacere (gli aphrodisia, le tecniche del godimento e del controllo), privato di qualsiasi riflessione di ordine etico o morale. Nei sei capitoli che strutturano il volume, incentrati rispettivamente sul desiderio, il piacere, i corpi, i rapporti, l’amor mollis e la perversa voluntas, la studiosa oppone alla teoria foucaultiana una storia del desiderio che, prendendo le mosse da Eraclito, per il quale la vita stessa è desiderio e soddisfacimento di desideri, arriva a Platone e agli Stoici, che collegano il desiderio a un errore di giudizio, a Galeno e Aristotele, per i quali la voluttà è inscindibile dall’atto sessuale, fino ai primi cristiani, secondo i quali ogni desiderio deve spostarsi sul piano estatico e ascetico. In mezzo alle parole di poeti, filosofi e medici spiccano però potentemente le voci delle eroine tragiche: Medea e Fedra, Clitemnestra ed Elettra sono figure che si pongono in netto contrasto non solo con la posizione assegnata pubblicamente alla donna greca, ma anche con la tradizione mitologica e filosofica. Dalla scena tragica per la prima volta esse danno voce al proprio io e al proprio modo di confrontarsi con la tirannia ‘dolceamara’ dell’eros.

Dati aggiuntivi

Autore
Anno pubblicazione 2003
Recensito da
Anno recensione 2004
Comune Roma-Bari
Pagine 286
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