In molti anni di attività intellettuale, Paolo De Benedetti, uno degli artefici riconosciuti del cammino di incontro fra le chiese cristiane e l”ebraismo, ha pubblicato sinora appena cinque smilzi libretti: si tratta del caso canonico in cui l”esiguità delle pagine di un”opera omnia appare inversamente proporzionale alla loro importanza nel dibattito teologico nazionale, coerentemente caratterizzata dal rifiuto di meditazioni devote e dall”offerta di tentativi ispirati di comprensione della vita quotidiana e delle situazioni umane che nella loro concretezza conducono ad interrogarsi sulla qualità del rapporto con gli altri uomini, con la creazione intera, con Dio stesso. In questo testo De Benedetti – attualmente docente di Giudaismo e di Antico Testamento – propone una sua personale “teologia degli animali” di schietta ambientazione ebraica. Egli chiarisce da subito la propria posizione, evidenziando come i dati scritturistici sugli animali ci pongano di fronte ad un”ambiguità ermeneutica che avrebbe potuto essere sviluppata in senso positivo o negativo: “forse la tradizione del giudaismo rabbinico l”ha sviluppata di più in senso positivo verso gli animali; invece il cristianesimo più in senso negativo” (p.14), anche se in entrambi gli orizzonti non mancano le dovute eccezioni. Sul banco degli imputati, in ogni caso, viene fatto salire l”eccessivo antropocentrismo cristiano, che non soltanto avrebbe impedito quasi sempre una lettura biblica attenta ai segnali di rispetto e solidarietà verso gli animali, ma sarebbe giunta ad incoraggiare quel pregiudizio, purtroppo assai frequente, secondo cui preoccuparsi di essi significherebbe trascurare gli uomini. Non è questo, sottolinea l”autore, il sentimento biblico dominante, per il quale l”animale è dichiarato buono. E mentre Dio in Num.22,23 non disdegnò di apparire prima ad un”asina, l”asina di Balaam e solo succesivamente al suo padrone, il profeta-mago Balaam appunto, anche alcune delle parabole più toccanti dell”uno e dell”altro Testamento vedono quali protagoniste le cosiddette “bestie”. E persino allorchè si tratta di tracciare un panorama escatologico, i profeti ricorrono a visioni in cui gli animali – è proprio il caso di dirlo – fanno la parte del leone: “Il lupo dimorerà insieme con l”agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto, toro e leoncello pascoleranno insieme…” (Is.11,6).