Critica della ragione informatica


Tratto comune degli scenari futuri più o meno prossimi presentati dagli entusiasti delle nuove tecnologie, in particolare delle reti telematiche, è la convinzione che si stia assistendo a una sempre più marcata dematerializzazione della realtà. E si tratterebbe di un processo assolutamente nuovo, che genera problemi altrettanto nuovi per la discussione dei quali non esisterebbero precedenti rilevanti. E’ proprio la scontatezza di queste asserzioni che Critica della ragione informatica mette in dubbio. Per quanto riguarda la ridefinizione sia dell’agire politico, che degli scenari urbani e della corporeità, Maldonado sottolinea come in realtà essi abbiano una genealogia (p.21.) che consente di rilevarne le possibili fallacie. Ci si deve chiedere, infatti, quale sviluppo possa avere la discussione politica sostituendo il colloquio “faccia a faccia” con la chiacchiera (chat) in rete, in cui non solo manca la presenza reale dell’Altro, ma soprattutto chiunque può occultare ripetutamente la propria identità rendendo illeggibile, poiché assolutamente privo di una contestualizzazione plausibile, ciò che viene affermato. Inoltre, fantasticare sulle possibilità di una partecipazione diretta di tutti i cittadini alla vita politica grazie alla rete telematica, sull’enorme disponibilità di informazioni on line, o anche solamente presupporre un profondo cambiamento nelle abitudini passive proprie dello spettatore televisivo, significa misconoscere sia quanto questa passività sia connaturata all’uomo, sia l’imprescindibile soglia oltre la quale ogni informazione diviene rumore di fondo. Tuttavia, la “scomparsa” del corpo dell’interlocutore sembra consolidare la convinzione in una generalizzata dematerializzazione del reale, convinzione che oblia una delle caratteristiche proprie della modernità: una produzione inesauribile di rovine (pp.101 e sgg.). Sebbene sia possibile ipotizzare e riflettere sulle conseguenze dell’agire e dell’esperire in uno spazio virtuale assolutamente autonomo, è altresì vero che l’agire virtuale ha perlopiù una conseguenza materiale, solitamente a distanze più o meno grandi dall’attore, si tratti di telelavoro, telechirurgia o teledidattica. L’agire virtuale rientra perciò nell’ambito sia della gestione di infrastrutture “pesanti” sia nell’ambito della produzione. Prodotti e infrastrutture che la società contemporanea rende obsoleti a una velocità sconosciuta alle precedenti epoche storiche, ridefinendo il paesaggio costellandolo di rovine e montagne di rifiuti tutt’altro che virtuali. Di Maldonado, professore al Politecnico di Milano, è in questo contesto importante rimandare a Il futuro della modernità, 1987, e Reale e virtuale, 1992, entrambe pubblicati da Feltrinelli.

Dati aggiuntivi

Autore
  • Tomas Maldonado

    Docente di Progettazione ambientale - Politecnico di Milano

Anno pubblicazione 1997
Recensito da
Anno recensione 1997
Comune Milano
Pagine 219
Editore