In questo volume Joan C. Tronto, docente di Political Science e Women's Studies presso l'Hunter College della City University di New York, analizza questioni costitutive dell'esistenza umana quali l'interdipendenza e il bisogno di cura. Tronto appartiene alla tradizione del "secondo femminismo" americano che, dopo le rivendicazioni volte al raggiungimento dell'uguaglianza, abbraccia le tematiche della differenza di genere come paradigma per un ripensamento dell'alterità. I confini morali di cui parla il volume trovano la loro origine nella separazione tra morale e politica che si genera nel XVIII secolo, ma le questioni che oggi attraversano le società contemporanee – anche in materia di welfare state – chiedono di ripensare la validità di questa separazione proprio allo scopo di verificare con nuovi strumenti la rilevanza pubblica della cura. A questo scopo viene ricostruito il processo storico-culturale che ha condotto all'esclusione della cura dalla sfera pubblica e al confinamento delle donne nella sfera privata proprio attraverso la definizione di confini morali che escludono dalla politica la fragilità dell'esistenza umana. Tra questi confini, il volume analizza quello del "punto di vista morale" che relega l'altro in un mondo solo immaginato dove ogni individuo è pensato in modo distante e disinteressato, senza caratteristiche concrete, quasi come un fantasma generato dall'astrazione di ogni differenza in nome dell'uguaglianza. Un altro confine è quello tra vita pubblica e vita privata, analizzato in particolare dal pensiero femminile in merito al rapporto tra donne e ambito domestico. Conseguenza pratica di tali confini risiede in una ripartizione asimmetrica degli oneri di cura, oggi riservati quasi esclusivamente alle donne e a gruppi socialmente svantaggiati, il cui lavoro serve al soddisfacimento di bisogni altrui. L'obiettivo del volume consiste dunque in un ripensamento critico di tali confini in modo da argomentare le ragioni per il recupero dell'etica della cura (e della salvaguardia della rete di relazioni interpresonali) entro la sfera pubblica. Una tale argomentazione morale mira a risolvere i conflitti di attribuzione calandosi decisamente nella situazione, allo scopo di rispondere ai bisogni in gioco ed evitando di porsi dal punto di vista dell'osservatore neutrale che fa appello ad un principio astratto per pronunciarsi sulle richieste contrastanti delle persone. Mentre le teorie della giustizia elaborano diritti che possono essere usati come scudi per tracciare confini, l'etica della cura mira ad estendere il senso di responsabilità e a coltivare le relazioni, evitando di imporre l'imparzialità a spese dei legami in atto.