Pur avendo svolto un ruolo estremamente importante nella definizione delle strutture culturali e nell’evoluzione della coscienza nell’Occidente cristiano in età medievale e moderna, il sacramento della confessione risente oggi del più generale fenomeno della perdita del senso del peccato. Non solo nel linguaggio laico della comunicazione ordinaria, ma anche nel linguaggio confessante della comunicazione pastorale il “peccato” è diventato ostico e si è dissolto, diluito e disperso nei mille rivoli delle spiegazioni psicologiche e, di conseguenza, in buona parte dei paesi cattolici, il sacramento della penitenza è fortemente contestato, anche se più nella prassi che nella teoria. Per la molteplicità degli ambiti che tocca, la confessione è stata oggetto di attenzione non solo da parte di specialisti e addetti ai lavori – soprattutto teologi e moralisti – ma anche di storici, antropologi, sociologi della religione e perfino di psicanalisti, psicologi del profondo e psichiatri “che nella confessione auricolare cattolica – osserva Giuseppe Maria Viscardi – hanno visto e vedono una sorta di anticipazione del loro metodo d’indagine e di cura delle ‘malattie dell’anima’’’. Anche se c’è chi osserva – come l’antropologo e psicanalista magiaro Gezà Ròheim – che in analisi ci si libera del rimosso e nella confessione soltanto del conscio – la penitenza ha svolto nel passato una importante funzione terapeutica. La confessione dei peccati non è una prerogativa esclusiva del cristianesimo, non è un’esperienza riservata all’Occidente cristiano ed è tutt’altro che estranea al mondo e alle religioni orientali. Tuttavia – sostiene l’autore – sarebbe errore omologare tout court la confessione cattolica a tutti gli altri tipi di confessione dei peccati. La confessione individuale al sacerdote – resa obbligatoria per i fedeli almeno una volta all’anno con il Concilio lateranense IV (1215) – è infatti “un’esperienza religiosa, spirituale morale e psicologica assolutamente unica, che non trova riscontro in nessun’altra religione” perché – come ha osservato Delumeau – nessuno ha dato tanta importanza quanto il cattolicesimo alla confessione dettagliata e ripetuta dei peccati.