Con i loro ultimi lavori, Adriana Destro e Mauro Pesce si sono impegnati a promuovere nel panorama degli studi cristianistici italiani un notevole impulso al rinnovamento metodologico: i due studiosi hanno infatti applicato alcuni modelli teorici messi a punto nel quadro delle ricerche antropologiche all’indagine dei problemi classicamente connessi ai primordi della religione cristiana. Ad un primo lavoro già ricco di contenuti, Antropologia delle origini cristiane (1995), ha fatto seguito una più approfondita riflessione su un testo fondamentale della tradizione cristiana, il Vangelo di Giovanni. L’analisi condotta da Destro e Pesce volutamente rinuncia a seguire le orme degli innumerevoli lavori che si sono sempre andati concentrando sulla complessa stratificazione testuale e compositiva del quarto Vangelo canonico. I due studiosi preferiscono prendere in considerazione l’opera nel suo stato attuale con l’obiettivo di comprendere i caratteri della comunità per cui essa fu definitivamente redatta. In una premessa metodologica viene opportunamente sottolineato come la ricerca storica possa dare risultati validi solo quando i suoi oggetti sono correttamente riportati ai loro pertinenti contesti culturali. L’intera struttura del Vangelo di Giovanni è disegnata secondo lo schema di un rito d’iniziazione, in modo tale da condurre il lettore, naturalmente inteso quale membro delle comunità giovannea, ad abbandonare alcune vecchie categorie religiose per assumerne di nuove. L’intera prima metà dell’opera è strutturata sul modello offerto dal succedersi delle festività giudaiche, che, tuttavia, vengono riempite di nuovi significati attraverso l’inserimento dei lunghi discorsi gesuani. Il vero centro della narrazione evangelica va però individuato nella lunghissima parentesi dedicata alla relazione dell’ultima sera trascorsa da Gesù con i suoi discepoli: in essa si svolge un rito d’inversione che completamente sconvolge i ruoli tradizionali delle società greco-romana e giudaica, mentre alla nuova comunità è consegnato il precetto fondativo dell’amore. Naturalmente l’iniziazione del cristiano giovannista non è ancora completa: necessarie sono ancora l’esperienza tragica della morte di Gesù e, soprattutto, l’incontro finale con il Cristo risorto ed oramai divenuto essere divino.