Nel corso dei cent’anni che seguirono la fine del Concilio di Trento la Chiesa condusse un’aspra battaglia per porre fine a un fenomeno diffuso sia tra i laici che tra i religiosi: la convivenza e il concubinato. L’azione repressiva (o meglio il tentativo di reprimere) mirava a entrare nella vita quotidiana dei cittadini per cercare di controllare e condannare le spinte e le idee eretiche che accompagnavano condotte sessuali irregolari. La ricerca di Romeo, che si sofferma sui processi che si svolsero a Napoli (in quell’epoca la più popolosa e irrequieta città italiana) vuole sottolineare quanto sia importante, per comprendere le istituzioni ecclesiastiche dell’Europa della Controriforma, indagare sull’intolleranza "ordinaria" nella vita quotidiana della Chiesa. Tra queste esperienze quotidiane rientra appunto quella delle coppie di fatto che, in base a una decisione conciliare del 1563, rischiavano di andare incontro a un processo per eresia di fronte all’Inquisizione, in questo modo prendendo il posto occupato da eretici e scismatici. Il contesto sociale nel quale agiva la Chiesa e il panorama spirituale dei decenni successivi alla Controriforma, sottolinea Romeo, non erano però adeguati all’obiettivo: la vita religiosa era circoscritta a pochi momenti dell’anno liturgico, la credenza nella magia era molto diffusa tra i fedeli, i passaggi fondamentali dell’esistenza (matrimoni, nascite) erano controllati dalle famiglie più che dagli ecclesiastici, la presenza dei parroci era poco incisiva. Agitando lo spauracchio delle condanne per eresia – ritenute più efficaci rispetto all’obbligo della separazione e dei matrimoni riparatori – era soprattutto la Compagnia di Gesù che indirizzava il governo della sessualità, aiutata dall’incentivazione delle denunce. Nonostante un forte aumento delle citazioni e delle scomuniche, ancora settant’anni dopo il Concilio emerge dalla ricerca di Romeo l’incapacità di convincere una grande parte dei conviventi al rispetto dei precetti ecclesiastici. Per rimediare venne istituita (nel 1613) una Congregazione deputata esclusivamente al vaglio delle denunce di concubinato: una scelta indicativa degli scarsi risultati raggiunti, se si considera che non vi sono analogie con altri peccati pubblici (bestemmia o usura). In questo modo, accanto alle richieste di collaborazione avanzate alle autorità secolari, veniva ufficializzato definitivamente il monopolio ecclesiastico sul concubinato dei laici. La Curia arcivescovile di Napoli e i guardiani dell’ortodossia continuavano a combattere identificando nel contenimento dei convincimenti eterodossi l’aspetto più qualificante della lotta ai disordini sessuali.