Filosofia con i bambini
Come Socrate, immaginiamo di voler costruire da zero un paese giusto in cui vivere bene. Oppure immaginiamo isole disabitate, mondi pieni di cose sconosciute, case da inventare, navi per viaggiare, paesaggi da scoprire e progettare, persone da ospitare. Lungo la strada, ecco farsi avanti re decaduti e aspiranti regine, ladri e soldati, viaggiatori sconosciuti e maghi che promettono di tutto pur di conquistare il potere, poveri e ricchi, adulti e bambini di ogni sorta. Sospesi tra il mondo quotidiano e i mondi immaginati, coinvolti senza saperlo in esempi e metafore della filosofia, bambine e bambini di quattro e cinque anni parlano del bene e del male, del mondo che esiste ai loro occhi e di altri mondi possibili. Nelle scuole dell’infanzia comunali di Modena la filosofia è arrivata così, con domande inattese, enigmi vicini e pagine bianche da riempire provando la meraviglia di muoversi ai confini tra la filosofia e i giochi del “fare finta”.
Di questa esperienza educativa asse portante è la prospettiva filosofica tesa a mettere in questione le realtà ovvie e le certezze consolidate, a “meravigliare” attraverso la costruzione di uno sguardo altro, straniante. Naturalmente le insegnanti non hanno mirato a fare lezioni di filosofia ai bambini, ma a utilizzare la filosofia come forma di interrogazione e di sapere critico, come modalità di discussione rispetto a ciò che appare scontato, come modello di pensiero per ogni processo di denaturalizzazione dell’esistente. Con i bambini questo esperimento si è confrontato con temi molteplici, in particolare con i problemi etici (come dovrebbe essere progettata e costruita la città in cui vivere? come riconoscere le persone che vogliono lealmente partecipare ai nostri progetti da quelli che hanno scopi altri? e così via). Si è così rivelata un’intensa capacità di partecipazione e coinvolgimento a una discussione dialettica che, senza offrire soluzioni precostituite, ha condotto a verità provvisorie frutto di una deliberazione giocosa e partecipata.
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