Festa e lavoro tra sacro e profano
Professore di Storia delle religioni - Università di Roma "Tor Vergata"
Il tempo della festa, che si ripropone periodicamente in forme identiche, accoglie e placa la nostalgia per il «paradiso perduto» delle origini e prospetta – nella durata di un intervallo – una via di fuga dalla realtà profana oppure, al contrario, una modalità per valorizzare e accettare la condizione umana nella storia. Il tempo festivo nega il tempo normale sottoponendo il lavoro a interdizione, ma contestualmente pone le premesse per riaffermarlo e consentirgli di conferire senso al resto dei giorni. Il pilastro della costruzione culturale del tempo è la festa di Capodanno, che nel Medioevo e nel Rinascimento il calendario fiorentino fissava il 25 marzo, Annunciazione della Vergine. La lettura degli affreschi eseguiti dal Beato Angelico proprio nel convento fiorentino di San Marco consente una riflessione sul momento in cui l’eternità entra nella storia e il nuovo ordine del mondo sostituisce l’antico. Nel paradosso dell’assenza concreta trasfigurata in presenza mistica risiede l’atto di fondazione del tempo in cui si trova tuttora immersa l’umanità che si riconosce nei valori cristiani.
Marcello Massenzio è presidente dell’Associazione internazionale Ernesto De Martino. Tra le sue pubblicazioni: Sacro e identità etnica (Franco Angeli 1994); Dioniso e il teatro di Atene (NIS 1995); Religioni, simboli, società (Feltrinelli 1998), con Carlo Tullio-Altan; La passione secondo l’Ebreo errante (Quodlibet 2007);
Le juif errant ou l’art de survivre (Cerf 2010); ha curato: Ernesto De Martino nella cultura europea (Liguori 1997); De Martino: Occidente e alterità (Biblink 2005).
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