Per centinaia di anni l’uomo ha viaggiato sulla Luna grazie alla fantasia di poeti e scrittori, artefici di strabilianti soluzioni per il volo spaziale: dallo scatenarsi di improvvise tempeste, di entità tale da trasportare persone e oggetti sul nostro satellite, alla fabbricazione di estrosi marchingegni, a metà strada tra scienza e magia; dall’impiego di meravigliosi animali fantastici all’allestimento di mongolfiere in grado di oltrepassare l’atmosfera terrestre, come nel racconto di Edgar Allan Poe dal titolo L’incomparabile avventura di un certo Hans Pfaal, pubblicato nel 1835. Con Poe, tuttavia, inizia a manifestarsi l’esigenza di produrre non soltanto una narrazione fantastica, ma anche una storia che, almeno in parte, sia basata sulle conoscenze scientifiche del tempo. Infatti, il pallone con il quale viene effettuato il viaggio verso la Luna (accuratamente programmato), sembra una moderna astronave, dotata di tutto il necessario per affrontare un’escursione nelle avverse condizioni spaziali: orologi, compressori per fornire aria respirabile, barometri, termometri, cannocchiali. (…)
La fantascienza conosce un vero e proprio boom editoriale tra la seconda metà dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in particolar modo con le opere di Jules Verne. Lo scrittore francese dedica alla Luna due dei suoi più noti romanzi: Dalla Terra alla Luna (1865), seguito da Intorno alla Luna (1869). Un biografo di Verne ha scritto che, «per il lettore d’oggi, alla luce delle spedizioni Apollo sulla Luna, la scienza di anticipazione esposta in Dalla Terra alla Luna è davvero inquietante». ln realtà, l’inquietudine diminuisce se si tiene presente il metodo di lavoro di Verne: «il suo modo di procedere e di lavorare era assai caratteristico. Sulla base di un’idea narrativa, egli mobilitava al tempo stesso la propria fantasia e il proprio spirito di ricerca scientifica al fine di trovare una soluzione che avesse, con la naturale coerenza romanzesca, anche una sorta di plausibilità e di credibilità razionale». Operando in questo modo, Verne ha avuto più probabilità di fare previsioni attendibili sul futuro rispetto a molti altri autori. Verne passa molto tempo a mettere insieme la documentazione scientifica per realizzare i suoi testi sulla Luna e sottopone le diverse problematiche tecniche e scientifiche da affrontare al vaglio critico di esperti, in primo luogo al matematico Paul-Henri Garcet, che è anche suo cugino, con il quale discute ogni tipo di dettaglio al fine di ottenere la massima veridicità. Naturalmente è bene ricordare che non dobbiamo concentrarci solo sulle previsioni azzeccate, perché nei romanzi di Verne ci sono anche molte cose che non sono andate così come le aveva pensate lo scrittore francese. (…)
Ma, in base alle conoscenze dell’epoca, Verne non è in grado di inventarsi molto di più e sembra esserne consapevole, come si evince da alcune lettere al suo editore, Pierre-Jules Hetzel: «ho parlato di tutto quello che si sa riguardo al satellite, tutti i problemi attinenti. Da questo punto di vista è molto completo e secondo me spesso è assai audace». E ancora: «più leggo e correggo, più mi sembra che vada bene e ho grande speranza che il pubblico, nonostante la stranezza e l’audacia di certe cose, accetterà e divorerà le avventure dei nostri eroi».
In effetti, sarà proprio così. Ma non solo. Verne, infatti, con le sue opere dedicate alla Luna, presenterà «al mondo della scienza un grafico dei problemi da superare: un motore ad esplosione, l’accelerazione, metalli resistenti al calore, il modo per respirare, l’assenza di gravità, problemi di direzione», costituendo in questo modo una straordinaria fonte di ispirazione per alcuni giovani lettori dei suoi appassionanti romanzi: i protagonisti della futura era spaziale.
(da M.G. Andretta e M. Ciardi, Stregati dalla luna. Il sogno del volo spaziale da Jules Verne all’Apollo 11, Roma, Carocci, 2019, pp. 14-22)