Per il giudaismo ellenistico la legge mosaica costituisce il fondamento delle giuste relazioni tra gli uomini, tra stati, tra uomini e cosmo: è la legge divina, secondo cui è stato ordinato il mondo e che è stata rivelata agli uomini. La Bibbia è -tra l’altro- un codice di leggi, un insieme di norme, una guida di comportamenti, ma a tale codice è stato anteposto il racconto della creazione. Dio ha così chiarito la struttura unitaria dell’universo e la povertà di un discorso politico che prescinda da un inquadramento cosmico e teologico. La legge trasmessa da Mosè è salda e immutabile, “come segnata dai sigilli della natura stessa”, non soggetta al mutamento, coerente con l’ordine comico. La legge e il potere si fondano, cioè, su un ordine impresso da Dio, fonte del potere, modello di ogni comportamento virtuoso anche in campo politico. L’ambito umano ha, così, il suo referente in un interlocutore esterno rispetto a norme di origine umana e all’organizzazione politica. Si tratta di una fondazione esterna anche rispetto alla natura e in questo autori come Filone si differenziano dagli Stoici la cui legge è relata alla razionalità dell’ordine naturale. Parallelamente si pone il tema delle relazioni con il potere in stati retti da governanti che non riconoscono la legge mosaica, il problema delle norme da seguire laddove si pongano contrasti tra legge umana e legge divina.
Riferimenti Bibliografici
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