La definizione moderna, universale e razionale di uomo, come essere dotato di diritti e di una dignità ha portato con sé paradossi e contraddizioni a più riprese evidenziati in ambito filosofico. In questa direzione si è ad esempio mossa la critica heideggeriana all'umanesimo o le accuse di Marx al capitalismo. Alla base di queste critiche, vi è, secondo Carlo Galli, il comune riconoscimento della pericolosità di intendere l'essenza dell'uomo in senso operativo e trasformarla in un progetto politico ed epistemologico di costruzione del mondo. I rischi insiti in questi tentativi di manipolazione dell'umanità sulla base della presupposizione di un'essenza universale di uomo sono stati evidenziati, poi, su un piano storico concreto dalle esperienze dei razzismi fra Ottocento e Novecento.
A questo quadro, parlando di umanità e delle sue contraddizioni, si sono aggiunti nell'età della globalizzazione ulteriori significativi elementi, fra i quali soprattutto il dato della compresenza nello spazio e nel tempo di molteplici culture e delle strategie che sono state elaborate per renderne possibile la convivenza. Su questa linea sono emersi il modello assimilazionista francese, che porta con sé il rischio della perdita delle differenze culturali, il modello liberale-democratico, che invece cerca di mantenere le diversità, eliminando al contempo le disuguaglianze sociali, o la soluzione multiculturale in senso stretto, che punta sulla convivenza non tanto dei singoli, quanto delle culture, sul riconoscimento delle quali viene fondato l'ordine politico.
Dal momento che il confronto con la modernità rimane vivo e inevitabile, Galli ritiene che si possa parlare di una "umanità multiculturale" nel momento in cui essa venga governata in modo tale che il progetto moderno sia al contempo mantenuto e rifiutato: mantenuto, per quanto attiene l'idea di eliminazione delle disuguaglianze, nel riconoscimento delle differenze; decostruito, per quanto riguarda, invece, lo sguardo razionalizzante sul mondo, che tende a definire essenze rigide e universali: perché, oggi piuttosto che in termini di essenze, bisogna parlare di persone e di relazioni, riconoscendo la loro complessità e contingenza.