Storia sociale, storia culturale: il ruolo di Fernand Braudel

  • Angelo Torre

    Docente di Storia della storiografia moderna - Università di Genova

  • mercoledì 11 Marzo 1998 - 17,00
Centro Culturale

Questo intervento adotta il punto di vista di uno “storico militante”, e non di uno studioso di filologia braudeliana: non vuole cioè ricostruire compiutamente la genesi delle categorie braudeliane, ma tentare piuttosto di valutare le pratiche storiografiche, in Braudel e in alcuni storici posteriori, cinnesse con l’uso di tali categorie.

Da un punto di vista metodologico, tuttavia, è straordinaria la continuità formale tra i due testi indicati, la Prefazione alla Méditerranée (1949), il saggio sulla “longue durée” (1958) e la Premessa a Capitalismo e civiltà materiale (1967). Tale continuità è destinata ad attenuarsi se si valuta il contesto in cui i tre passi si collocano: 1949, dopoguerra e il vuoto di ricerca, crisi della scuola geografica (Bexter e Kinser); 1958 e mediazione con lo strutturalismo di Lévi-Strauss; 1967 e svolta post-strutturalista (Foucault).

La distinzione e l’articolazione fra le diverse durate sono i momenti più noti, al limite dello stereotipo, dell’elaborazione braudeliana. Sono ovviamente anche i più problematici. La critica storica “tradizionale” ha puntato quasi sempre sulla gerarchia dei tempi, e sulla scarsa rilevanza del livello fattuale. L’accettazione degli altri livelli è stata invece quasi unanime, nonostante le loro palesi ambiguità. Due esempi: géo-histoire e histoire sociale.

La geostoria non è un’invenzione braudeliana, ed è facile rintracciarne le matrici nella Franca Contea di Febvre, con una importante differenza: la scala di osservazione. L’opzione macrostorica di Braudel contrasta, oggi, con gli sviluppi dell’ecologia storica, e della storia delle pratiche agrarie, che sempre di più sono discipline di sito. Lavorano quindi a una scala topografica di osservazione, e non generalizzano in termini di continuità nello spazio e nel tempo i giacimenti.

La storia sociale è l’unico settore a mutare sostanzialmente tra le due edizioni della Méditerranée. Credo che ciò possa dipendere dalla fortuna postbellica di E. Labrousse e del suo maestro F. Simiand. Una metodologia basata sulla costruzione di valori medi e di andamenti relativi si rivela utile allo studio di fenomeni congiunturali a prescindere dalla specificità – e dalla discontinuità – dei fenomeni e dei gruppi sociali. Di qui, credo, nasce la proposta di una storia delle mentalità oggi severamente criticata.

Una ulteriore difficoltà nasce dalla proposta braudeliana di coniugare durate differenti con tipi diversi di fenomeni. Questa mi pare la vera eredità dello storico francese, sopravvissuta alla svolta simbolista e decostruzionista degli anni settanta. Si chiamano campi quelli che prima erano detti livelli. Ne deriva un appiattimento della prospettiva storiografica, che rende urgente un ritorno a una lettura delle fonti come indizi rivelatori di culture, momenti di trascrizione della legittimità degli attori sociali. Un confronto tra letture socilai, culturali e contestuali di una fonte specifica, il testamento di antico regime, consentirà di chiarire le alternative presenti oggi all’analisi culturale.

Riferimenti Bibliografici


- R. Chartier, La rappresentazione del sociale, Torino, Bollati Boringhieri, 1989, pp. 9-55;
- E. Grendi, Il «Daumardismo»: una via senza uscita?, in «Quaderni storici», 29-30, 1976, 729-37;*
- J.H. Hexter, Fernand Braudel and the Monde Braudellien, in «Journal of Modern History», 1972;
- S. Kinser, Annaliste Paradigm? The Geohistorical Structuralism of Fernand Braudel, in «American Historical Review», 1981;
- G.E.R. Lloyd, Demystifyng Mentalities, Cambridge, Cambridge University Press, 1990;*
- D. Moreno, Dal documento al terreno, Bologna, Il Mulino, 1990;
- F. Simiand, Méthode Historique et Sciences Sociales, Paris, Editions des archives contemporaines, 1987;
- A. Torre, Antropologia sociale e ricerca storica, in La storiografia contemporanea. Indirizzi e problemi, a cura di P. Rossi, Milano, Il Saggiatore, 1987;*
- A. Torre, Il consumo di devozioni. Religione e comunità nelle campagne dell’Antico Regime, Venezia, Marsilio, 1995;*
- A. Torre, Percorsi della pratica, 1965-1995, in «Quaderni storici», 90, 1995;*
- M. Vovelle, Piété baroque et déchristianisation en Provence aux XVIII siecle, Paris, Plon, 1973.

Testi di riferimento per la lezione

- F. Braudel, Prefazione, in Civiltà e Imperi del Mediterraneo nell’età di Filippo II, Torino, Einaudi, 1976, vol. I, pp. XXIII-XXXVI;*
- F. Braudel, Storia e scienze sociali. La «lunga durata», in Scritti sulla storia, Milano, Mondadori, 1980, pp. 57-92;*
- F. Braudel, Premessa, in Capitalismo e civiltà materiale (secoli XV-XVIII), Torino, Einaudi, 1977, pp. 3-4.

(*) I titoli contrassegnati con l'asterisco sono disponibili, o in corso di acquisizione, per la consultazione e il prestito presso la Biblioteca della Fondazione Collegio San Carlo (lun.-ven. 9-19)

Presso la sede della Biblioteca, dopo una settimana dalla data della conferenza, è possibile ascoltarne la registrazione.

Torna all'archivio conferenze