Alcuni assiomi agostiniani, sempre ricorrenti nella letteratura altomedievale, indicano con molta chiarezza un’esperienza religiosa dello spazio, ove la verticalità comporta una scalarità di valori all’interno di un cosmo finito: qui alto e basso costituiscono due punti di riferimento assoluti, qualificati come poli del positivo e del negativo, in rapporto a manifestazioni e prescrizioni del sacro. La priorità della dimensione verticale – teorizzata dal pensiero greco – ripete un’esperienza presente in tutte le culture arcaiche, tanto da assumere una funzione archetipica; ma nel cristianesimo riveste un particolare significato, perché lungo la verticale alto-basso si attua la ierofania che costituisce il centro della storia: l’incarnazione del Verbo, in uno scenario ove discesa e ascesa – dal cielo in terra (Incarnazione) e dalla terra in cielo (Ascensione) – definiscono la dimensione e l’orientamento di uno spazio sacro; nei primi secoli cristiani, la discesa di Cristo agli Inferi completerà questo scenario, ampliandone la verticalità. Il particolare rilievo della dimensione verticale dello spazio nell’esperienza cristiana porta a una radicale modifica dell’immagine delle “due vie” di tradizione greca, attribuita a Pitagora; le due vie non si articolano più orizzontalmente secondo destra e sinistra, indicando una scelta che si compie e si conclude in questa vita fra bene e male, bensì secondo alto e basso, verso il Cielo o verso l’Inferno. La scelta è dunque fra un alto e un basso, ove l’alto è il melior, il basso deterior. La scelta è quindi fra i due luoghi estremi di uno spazio verticale, Paradiso e Inferno, come insegna la Scrittura e come esemplarmente indica la vita di Cristo. Spazi e luoghi che non appartengono all’immaginario, ma sono reali – anzi gli unici reali – perché fondati su una rivelazione divina e costitutivi della storia della salvezza.
Riferimenti Bibliografici
- Agostino, La città di Dio, Roma, Città nuova, 1978 segg., 3 voll.;*
- Agostino, Le lettere, Roma, Città nuova, 1969 segg., 3 voll.;*
- Ambrogio, Opere, Torino, Utet, 1969;*
- Girolamo, Opere scelte, Torino, Utet, 1971;*
- Gregorio Magno, Moralia, Alba, Paoline, 1965, 2 voll.;*
- Marziano Capella, Le nozze di Filologia e Mercurio, Milano, Bompiani, 2001.*
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